Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

di questi trattati conteneva la risposta al problema dell'organizzazione del potere europeo, 1na gli cc europeistici » democristiani non se ne sono in genere accorti. Hanno ogni volta festosamente proclamato che l'Europa faceva un passo avanti e si sono congratulati di esserne stati loro i principali promotori. Se si osserva più da vicino il loro europeismo si scorge senza difficoltà che esso è sempre stato solo una passiva disponibilità verso l'Europa e non una vera e attiva azione politica. L'Europa sarebbe stata dat~ loro in più dalla Provvidenza in ricompensa delle loro buone intenzioni, ma nei loro calcoli politici essi hanno in realtà puntato sempre essenzialmente sul potere sovranazionale esistente della cui provvisorietà non si accorgevano, assai più che su quello da creare: sul protettorato americano più che sulla federazione europea. Parallelamente al loro dilettantesco europeismo ed al loro devoto 1na miope atlanticismo, partiti e governi cattolici hanno diretto giorno per giorno le restaurazioni nazionali, e bene o male hanno finito per mettere i vari stati in grado di riassumere le antiche funzioni di stati sovrani. Una frazione dei, pa1titi democristiiani è oggi disposta a tirare le conseguenze di questa involuzione. Essi rimpiangono che il potere politico europeo non sia sorto e f arisaicamente ringraziano il cielo di non esserne loro colpevoli, ma, poichè ormai il loro stato è "ridiventato capace di fare sovranamente la propria politica nazionale, e poichè il cattolicesimo come forza politica si trova ormai non più alla periferia ma al centro del potere statale, costoro chiedono la consapevole assunzione delle responsabilità nazionaliste che si sprigionano da ogni fibra dello stato nazionale sovrano. Bidault in Francia è l'uomo più avanzato di questa ten-denza, ma la maggioranza del M.R.P. ha . accettato di entrare e resta nel governo nazionalista di De Gaulle. In Germania appartengono a quest'ala qt1ei democristia•ni che cedono ogni giorno di più all'idea di una politica estera centrata sulla prospettiva della riunificazione nazionale. In Italia vi appartengono quelli che pensano a sviluppi interni di tipo salazariano, destinati a staccare l'Italia dal resto dell'Europa ed a chiuderla in sè come gli stati iberici, e coloro che hanno pensato a politiche mediterranee, fìloarabe, neoatlanticiste, semineutraliste. All'epoca dei nazionalismi liberali e di quelli fascisti farebbe ora seguito, secondo costoro, una epoca di nazionalismi cattolici. Il modello di tutti, per quanto spregevole, è il nazionalismo cattolico di Franco. Per ora le maggioranze nel seno dei partiti cattolici sentono an29 Bibliotecaginobianco '

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==