zione, nel corso della quale potevano promuovere questa o quella riforma sociale, ma non potevano mai nemmeno proporsi la realizzazione di programmi cl1e investissero tutt'intera la vita nazionale. Con questo spirito aderirono ancl1e alla politica europea. Alcuni capi socialisti belgi e olandesi, come Spaak, Vorrink, Mansholt ne sentirono fortemente il significato innovatore, e ne furono in determinate circostanze vigorosi promotori, ma l'adesione dei partiti socialisti fu sostanzialmente passiva, limitandosi essi ad accettare, come si conviene in ogni coalizione politica, progetti che erano in genere sostenuti e promossi dai democristiani e nei termini in cui costoro li presentavano. Se nel 1952-53 Spaak diresse un'azione che andava oltre i progetti governativi, il suo partito si limitò a lasciarlo fare, ed egli cercò e trovò appoggi non fra i socialisti, ma tra i federalisti, ed ebbe un successo, sia pure parziale ed in ultima istanza effimero, perchè riuscì a conquistare ai st1oi progetti De Gasperi, Adenauer e Schuman. L'adesione socialista alla politica europea fu permanentemente accompagnata da uno stato d'animo pieno di reticenze e di incomprensione. La più caratteristica manifestazione di questo atteggiamento si ebbe nel partito francese, la cui politica in questo campo fu un continuo volere e disvolere, osare e retrocedere. Le git1stificazioni addotte furono volta a volta diverse, ma sempre di tipo nazionale, e nazionale fu la ragione che nel '54 portò al grande spacco fra cedisti e anticedisti, e di conseguenza alla ìiquidazione del progetto di esercito europeo. In Italia, ove il socialismo è scisso in due tronconi, qt1ello socialdemocratico è stato genericamente europeista senza infamia e senza lode, mentre quello che ha conservato il nome di partito socialista, dopo essere stato a lungo antieuropeista perchè questa era la politica dettatagli dai comunisti, ha cominciato a mostrare un crescente interesse positivo verso i problemi dell'unificazione europea da quando ha separato la sua politica da quella comunista. No11si può però in alcun modo dire che abbia compreso che l'unificazione europea è un obbiettivo politico da volere ed in cui perciò occorra impegnarsi. In essa non vede altro che un capitolo relativamente secondario delle manovre di politica interna, un dato di fatto occasionale che può essere adoperato per facilitare l'avvicinamento alla democrazia cristiana e il distacco dai comunisti. Opposizione, reticenze, incomprensione, ed in ultima istanza accettazione passiva di quel tanto che volta a volta viene realizzato da altri, - tutto ciò corrisponde ad una defici~nza organica del pensiero politico 22 Bibliotecaginobianco
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