Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

comunista sin da quando, col colpo di stato del 13 maggio, l'uomo di Colombey- Les Deux Eglises la cui ombra aveva paralizzato la· Q11arta Repubblica tornò a reggere di nuovo le sorti del1a Francia. 11a nella Francia del 1958 e del 1959 questi motivi trovarono scarsa eco nelle masse e presso lo stesso elettorato con1unjsta. Contro De Gaulle era difficile combattere, perchè De Gaulle, prima che t1na politica rappresentava e rappresenta per la stragrande maggioranza del popolo francese u11mito ed una speranza:. I comunisti lo sperimentarono nei vari referendum a cui il generale costri11se l'elettorato francese; continaia di migliaia di voti comunisti dissero di no alle parole d'ordine ed alle indicazioni del partito, e approvarono la politica di De Gaulle; anzi, si limitarono a dare semplicemente un mandato fìduciario all'uomo che si ripresentava come il salvatore del paese in uno dei momenti più drammatici della sua storia. Ma due anni difficili per De Gaulle e per la Francia nonchè la ripresa all'interno di una certa attività da parte delle opposizioni di sinistra e l'insoddisfazione dei ceti operai per il mancato a·deguamento dei salari al costo della vita rendono ora meglio disposta verso le tesi del partito quella parte dell'elettorato comunista che aveva votato la: fiducia a De Gaulle. Il libro del Claude serve appunto a questo scopo; a riproporre alla base del partito il tema-chiave dell'opposizione comunista alla politica che da De Gaulle prende ispirazione e nome; esso vede la luce infatti presso quelle cc Éditions Sociales » che, legate all'apparato del P.C.F. assolvono allo stesso ufficio cl1e in Italia svolgono gli « Editori Riuniti »; probabilmente è destinato, prima che alla diffusione presso un pubblico indifferenziato, alla distribuzione capillare nelle sezioni e tra i militanti. 01)era di propaganda, dunque, nel senso più stretto della parola: e di propa·ganda presso un pubblico be11 individuato; e delle opere di propaganda il volumetto del Claude ( è soltanto il primo di una serie che lo stesso autore dedicherà al fenome110 gollista) ha i difetti e i limiti. Ciò non toglie, però, che la· sua lettura risulti interessante: perchè costituisce un esempio di come l'esattezza di certe critiche, l'acutezza di talune osservazioni la sostanziale giustezza di certi rilievi sulle forze politiche che si fregiano dell'etichetta gollista, tutto questo deve cedere di fronte alla necessità della dimostrazione della tesi che « svela » il contenuto e il successo dell'azione politica del generale. Malgrado l'abilità dialettica dell'autore e malgrado l'agilità dello stile, facile e scorrevole, da buona inchiesta giornalistica, con cui il volumetto è scritto, è proprio la tesi che non convince; o meglio, dopo la lettura, si ricava' l'impressione che se il gollismo è tutto lì, in quella identificazione tra politica del grande capitale finanziario e azione di un uomo cl1e un passato glorioso e una fortunata combinazione di eventi hanno r~portato al potere, esso resta più oscuro che mai: ciò che per l'autore è semplice, per chi legge è addirittura ovvio. E tuttavia il gollismo è un'altra cosa, è molto di più, è il segno di una crisi che investe ben altri valori, politici e morali, e non soltanto il passaggio d~ una certa 237 Bibliotecaginobianco I ;

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