Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

a quel futuro, ma l'America ha a lungo, molto a lt1ngo, trattato l'Europa ora come un insieme di grandi potenze ora come una comunità in gestazione, ed il rispètto che ispira va questa duplice ombra l'ind11ceva a non muover passo senza tener co11to dei suoi alleati: In fine la realtà è stata più forte. L'Inghilterra può credere di essere a11cora una potenza mondiale; la Francia può ·immaginare di essere caduta dal suo trono solo per colpa dei cattivi governanti della IV Repubblica e di essere tornata ormai con De Gat1lle ad occt1pare il rango a lei dovuto; la Germania pt1Òpensare che compito fondamentale suo e del mondo intero è la ricostruzione della stia unità nazionale; l'Italia può rispolverare la politica di aspirante gra11de potenza. Quando però gli Stati Uniti si sono accorti che questi loro alleati non gt1ardavano verso il passato, che erano petulanti, fastidiosi e inconclt1denti, come t11tti gli hidalgos decaduti, l1anno infine preso atto della realtà e li hanno trattati per quello che erano: alleati di secondo rango, incapaci di partecipare all'elaborazione -della politica mondiale del momento attt1ale ... E l'Et1ropa continuerà ad essere il principale oggetto della diplomazia ora conservatrice ora sovvertitrice -delle due gra11di potenze ... No11 c'è da protestare contro l'America perchè ha deciso di agire per conto proprio. Non c'è da inorridire per i tenebrosi progetti sovietici. La diplomazia è il mezzo attraverso cui le grandi potenze cercano di evitare t1n conflitto fra loro e le piccole chiacchierano Sl1llo stesso argomento. È stato sempre così e così sarà sempre. Ed è bene che sia così, IJerchè le regole della coesistenza possono essere ricercate e stabilite dai forti e non dai deboli. Se gli et1ropei sono deboli, se non contano, se sembrano destinati a diventare semplicemente oggetto di disprezzo e di manovre dei grandi, oggetto d'odio dei popoli coloniali, non hanno che da rimproverare se stessi. Poichè la via della rinascita è aperta dinnanzi a loro, e nessuno fuorchè essi stessi può impedire loro di incammi11arvisi ». Non sono mutati gran che, dunque, i termini della qt1estione europea; si sono soltanto aggravati, anche perchè 11el frattempo ci è stato tu1 lieto fiorire di s1Jeranze, impacciato da patire senza senso e troncato da una rivir11lenza dei bacilli nazionalistici. Il grosso di questo libro, come è ovvio, è dedicato al sorgere, allo splendere ed al cadere di quelle speranze; o, meglio, al comportamento dell'Autore e del M.F.E. in tutta la vicenda. Ma noi 110n seguiremo questo pensiero e questa azione punto per pt1nto: faremrpo torto alla buona memoria del lettore, giacchè si tratta di u11a storia che comincia alle soglie degli anni ci11qt1anta e che ancora, se noi lo vogliamo, no11 è definitivamente conclt1sa. Basterà in-dicare di questa storia le tappe principali: dopo il piano Marsl1all e l'istituzione dell'O.E.C.E., il Benelux, l'Unione doganale italo-francese, l'iniziativa europeistica in mano alla Francia, l'opposizione i11glese, il Consiglio d'Europa, lo stesso Patto atlantico come superamento delle angustie nazionali, la proposta Schuman per la futura C.E.C.A., l'istitt1zione degli organi di essa e innanzi tutto dell'Alta Autorità, il dibattito sulla difesa comune, il piano Pleven; 234 · Bibliote~aginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==