e degli amici continuò in Svizzera, in Francia, nella stessa Italia. Il dopoguerra trovò il federalismo diffuso in tutta Europa e legato in organizzazione. Ma i federalisti erano pur sempre un'esigua minoranza di fronte ai democratici che diremmo tradizionali. Gli uni e gli altri, poi, si trovavano di fronte ad un fatto nuovo, inaspettato: il crollo verticale dell'egemonia europea, l'instaurazione del predominio americano e russo nel mondo e nella stessa Europa. Era questo, per i nostri federalisti, un ostacolo ben più forte della ricostituzione degli stati nazionali, avvenuta dovunque in Europa, con l'implicita riorganizzazione delle forze politiche su basi e programmi nazionali. Il cc passato che risorgeva dalle proprie ceneri », dice giustamente Spinelli, era cc comunque poco solido ». Ma la spartizione dell'Europa continentale, praticamente effettuata tra Rt1ssia ed America con gli accordi di Jalta e di Potsdam, non permetteva ad essa Europa - duran-do quegli accordi - il menomo movimento autonomo, « in alcuna direzione e tanto meno in quella della propria t1nifìcazione, la quale era la negazione diretta di quegli accordi » • Va anche detto, a distanza di tempo, che questo stesso spostamento dei centri di gravità della politica internazionale, avvertito in maniera più o meno limpida dagli uomini che avevano sensibilità per queste cose, favorì nel co11tempo una propensio11e -degli spiriti a desiderare, col rilancio europeo, l'unione europea - sola possibilità che l'Europa potesse avere, in termini di politica di potenza, se e quando le fosse stata concesso una maggiore libertà d'azio1te. E per fortuna questa stava per venire, alm-eno all'Occidente europeo, dall'antagonismo sempre crescente delle due potenze egemoniche; fortuna, s'intende, solo relativa, chè per il resto _cominciava ad essere in pericolo la pace stessa del mondo, e dappertutto lo slancio democratico era destinato a perdere di vitalità. Spinelli intuì subito da che parte si aprivano gli spiragli per le speranze europee. e< Vi sono oggi in tutta Europa - egli scriveva nel giugno del 1946 - molti che comprendono la convenienza di una soluzione federalista, ma non riescono 11emmeno a cristallizzarsi in una omogenea forza politica, per il semplice fatto che gli atti decisivi co11cernenti l'avvenire dell'Europa non sono per ora compiuti da nessun paese europeo, ma dalle grandi potenze mondiali ... Il punto politicamente decisivo da cui può venire un cambiamento al corso seguito finora dagli avvenimenti si trova negli Stati Uniti d'America ... La loro struttura, i loro interessi economici mondiali, il desiderio di mantenere la loro potenza, la loro 1nentalità cospirano nel senso di indurli a favorire ovunque i tipi di civiltà aperta, cioè quelli in cui lo stato non assorba e controlli tutta la società ». E vennero difatti il piano Marshall e la ricostituzione (per le porzioni di territorio occupate dagli Occidentali) dello stato tedesco a rendere attuali il problema dell'unificazione europea. Spinelli stesso, rievocando quegli anni, ci aiuta a scoprire il filo degli avvenimenti che seguirono per contraccolpo a quelle due mosse a1nericane: « I Russi accelerarono la balscevizzazione e l'assog232 Bibliotecaginobianco
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