azione combinata aveva fatto seguito a quelle affermazioni, fuorchè quella del rituale sciopero del 1 ° maggio; tutto il resto dell'anno i socialisti si occupavano della conquista di un posto nella politica nazionale. Quando risultò che i liberi commerci ed il mercato mondiale non , riuscivano a togliere significato alle frontiere, e che l'economia capitalista, lungi dall'annullare progressivamente le rivalità fra stati nazionali, si metteva al loro servizio, i socialisti capovolsero le loro tesi precedenti ed accusarono la borghesia di essere essa stessa, con la sua brama di profitti, la causa del sempre più forte e più diffuso imperialismo. Di anno in a~no rinnovarono nei consessi dell'Internazionale l'impegno a rispondere con lo sciopero generale alla guerra ove essa fosse scoppiata. Ma quando scoppiò, i socialisti, salvo poche eccezioni, fra le quali quella del partito italiano, riconobbero in ogni singolo stato che la loro patria era in pericolo, misero da parte Internazionale e internazionalismo e collaborarono al grande sforzo nazionale. Quando, fra la prima e la seconda guerra mondiale, un nazionalis1no duro e minaccioso travagliò tutti i paesi d'Eur9pa, i socialisti lo co11dannarono sempre senza esitazioni; ma, intenti alle loro lotte sociali, - non seppero mai uscire dai loro gusci nazionali e contrapporre una politica europea socialista a quelle dei nazionalisti. Nel 1919 i socialdemocratici tedeschi mantennero in piedi lo stato tedesco salvando dalla rovina le più pericolose delle sue istituzioni e delle sue classi sociali. Nel 1929 il cancelliere dello scacchiere Snowden, laburista, si distinse alla conferenza dell'Aja sulle riparazioni tedesche per l'asprezza con cui difese gli interessi inglesi nella distribuzione dei pagamenti tedescl1i incondizionati, assai poco curante di ogni altro più vasto problema. Nel 1936 il governo socialista di Léon Blum rispose co11 il non-intervento all'aggressione di Franco e dei suoi alleati fascisti contro la Repubblica spagnuola. Alla lunga crisi economica iniziatasi nel 1929 i socialisti reagirono aggiungendo al loro tradizionale programma di nazionalizzazioni la nuova idea della pianificazione; non si trattava però di una pianificazione inten1azionale che avrebbe implicato anche la lotta per la creazione di un potere sovranazionale, bensì della pianificazione nazionale che necessariamente avrebbe rafforzato lo stato nazionale ed arricchito di un nuovo significato la sua sovranità. Durante la seconda guerra mondiale i socialisti ebbero un atteggiamento ideale decisamente antinazionalista, e parlarono molto della futura necessaria cooperazione internazionale, giungendo, per bocca di Attlee a lanciare per l'Europa la formuia federate or perish. Ma quando 19 Bibliotecaginobianco
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