Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

timentale dei socialisti a questa condizione, la loro risposta pratica, l'unica che effettivamente contava, non è però stata affatto il tentativo di dar vita ad una comunità politica internazionale che i lavoratori, per averla suscitata, avrebbero sentita come propria. L'azione socialista è consistita ovunque nell'organizzare gli operai in modo da permettere loro di conquistare un posto e t1n peso cresce11ti nelle lotte economiche, nei parlamenti nei governi, nelle legislazio11i, nella politica di ogni singolo stato nazionale, nel farli cioè diventare ovunque una forza politica nazionale. Questo processo di inserzione nelle strutture politiche esiste~ti si è enormemente accelerato in tutti i paesi democratici in questo dopoguerra, al punto che nei paesi socialmente più progrediti i partiti socialisti hanno praticamente realizzato tutto quel che nei loro programmi era realizzabile, sono diventati un fattore di conservazione dello status quo e si trovano nella necessità di cercare nuovi programmi se vogliono continuare ad avere successi elettorali. Ma il processo di nazionalizzazione dei movimenti socialisti era già decisame11te avviato fin dallo scorcio del secolo scorso, ed è venuto togliendo sempre più significato all'affermazione secondo cui gli operai non avevano patria. Cominciavano ormai ad essere legati alla sorte del proprio stato mediante una rete crescente di interessi economici e politici, ad essere interessati alla sua sicurezza ed alla sua espansione, a diventare diffide11ti non solo verso la concorrenza delle merci straniere, ma anche verso quella degli operai stranieri. L'internazionalismo, che continuava ad essere proclamato, era i11 sottile contrasto con qt1esto processo, e tendeva a ridursi ad una « sovrastruttura ideologica » ogni giorno più evanescente. Ma in genere i partiti socialisti non se ne sono accorti ed hanno contjnuato ad essere, ancor fino ad oggi retoricamente internazio11alisti nelle loro astratte affermazioni e grettamente nazionali nella loro azione effettiva. Condivideva110 inizialme11te l'illusione del liberalismo manchesteriano circa gli effetti inevitabili dello sviluppo capitalista. cc Le limitare zioni e gli antagonismi dei popoli - aveva scritto Marx nel Manifesto cc dei comunisti - vanno via via sparendo, per lo stesso sviluppo della « borghesia, per la libertà del commercio, per l'azione del mercato moncc diale, per l'uniformità della produzione industriale e per le condizioni « di esistenza cl1e ne derivano. Quelle differenze e quegli antagonismi « spariran110 ancor di più per effetto della s11premazia del proletariato. cc L'azione co1nbinata per lo meno dei proletari dei paesi civilizzati è cc una delle condizioni prime della libertà del proletariato ». Ma nessuna 18 Bibliotecaginobianco

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