stati invece i democratici-cristiani ad assumere la direzione politica - completa in Germania e in Italia, parziale ma decisiva in Francia - ed hanno avuto ovunque come principali interlocutori i socialisti. Vale perciò la pena di soffermarci u11po' più a lungo sull'atteggiamento che queste due correnti hanno avuto verso la prospettiva dell'unità europea. A prima vista si sarebbe potuto credere che il progetto di unire le varie nazioni europee in una federazione avrebbe suscitato un'eco assai favorevole fra i socialisti, la cui dottrina contrapponeva la solidarietà internazionale dei lavoratori al nazionalismo, al militarismo e al colonialismo della borghesia e dei suoi governi. Si aggiunga che avendo i socialisti, soprattutto dopo la secessione comunista del primo dopoguerra, accettato definitivamente la democrazia come il normale quadro istituzionale delle loro battaglie, essi avrebbero dovuto attendersi da una vasta e at1tentica democrazia federale l'utilizzazione più piena e più redditizia dei loro legami internazionali e perciò il raggiungimento di una forza politica europea maggiore della somma delle loro forze nazionali. Ma in ogni partito bisogna sernpre distinguere accuratament~ fra quelle affermazioni ideali o programmatiche che l1anno una corrispondenza nei suoi impegni e interessi quotidiani, e quelle che esprimono sentimenti magari sinceri, ma privi di riscontro nell'operosità effettiva del partito in questione e perciò del tutto superficiali. Le prime affermazioni, anche se confusamente for1nulate, caratterizzano realmente il partito, n1entre le seconde si traducono in azione politica solo occasionalmente, e sono tacitamente messe da parte non solo quando sono in contraddizione con l'azione politica reale del partito, ma anche quando esigono semplicemente un troppo forte impegno e distrarrebbero perciò troppe energie dai temi dell'azione quotidiana. Tale è stato per i partiti socialisti il caso dell'internazionalismo. Esso era stato l'ideale risposta che i socialisti avevano data al fatto che « gli operai non avevano patria », e non sentivano perciò nessun particolare interesse allo sviluppo della potenza nazionale. Un secolo fa o poco più, era vero che le classi lavoratrici, prive di diritti politici, condannate a fornir solo lavoro manuale allo scopo di permettere alle classi ricche di assaporare le dolcezze del potere, del benessere, della cultura, delle tradizioni, vivevano come popolazioni straniere e oppresse in patrie cl1e per loro non erano tali. Se l'internazionalismo, la solidarietà umana degli. sfruttati, è stata la risposta sen17 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==