Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

quale gentilezza, benevolenza, bontà « vengono in primo luogo », e barbarie significa sopra tutto mancanza di misura, rozzezza e opacità spirHuale ( « Erasmo vede barbarie nel meccanico affiancar5i e nella aspirazione al potere dei cittadini, nell'indaffaramento privato e politico senza quiete interiore, nel fanatico voler la ragione sempre dalla sua, nej sistemi ortodossi sfa teologici, sia medici che filosofici. A tutto ciò Erasmo contrappone quel che egli sa essere il contrario della barbarie: la humanitas »). Certo, il Kaegi è ben disposto ad ammettere che la vita e l'opera di Era·smo terminarono nell'insuccesso. In un mondo dominato da gente avida di certezze esclusive, e quasi timorosa dell'uso critico della ragione, la posizione erasmiana non poteva non riuscir deludente e sospetta; eppure, dice bene il Kaegi, sia che con occhi protestanti si veda nella- riforma di Lutero il compimento della Riforma della Chiesa, ·sia che con occhi cattolici si preferisca vroere la vera riforma della Chiesa nell'opera intrapresa a Trento, il significato di Erasmo apparirà senza dubbio profondo; perchè senza di lui, nè la prima· riforma nè - la seconda, nè Lutero nè il Concilio di Trento potrebbero essere compresi nella dispiegata ricchezza dei loro motivi. Se in se stesso Erasmo è un vinto, lo storico deve cercar di comprendere. il positivo significato di quella sconfitta, perchè, come il Kaegi suggerisce esplicitamente, « per fortuna, la misura del significato storico di un uomo non sta nel successo », nell'immediato successo. Proprio perchè cc il mondo è andato in maniera così differente da quel che egli sperava, la parola di Erasmo conserva il suo tono penetrante >~, e costituisce per noi un alto ammonimento. Iµ un mondo che tendeva al più violento particolarismo, politico e religioso, in un'epoca che vide la fine senza appello del Sacro Romano Impero e il laceramento della cc tunica- inconsutile di Cristo », Erasmo rimase fermo nel predicare pace ed unità, tolleranza e reciproco rispetto. E il Kaegi può significativamente concludere: « Quanto più la realtà contesta le esigenze dello spirito, tanto più potente riluce la loro verità» (p. 123). Ho citato con una' certa larghezza da questo saggio, non perchè sia tra i più belli del Kaegi o perchè ci volesse particolare penetrazione per cogliere il suo tono, al di là del discorso scientifìco, ma per dare un'idea dello stile di questo storico, della sua misura anche nel vivo della passione e dell'angoscia per le sorti dell'Europa'. Perchè, certo, che il saggio su Erasmo non sia dei più significativi e dei più originali, nessuno, penso, potrebbe negare. L'Erasmo che qui il Kaegi delinea non è lontano in sostanza dall'Erasmo di Huizinga; il messaggio che attra·- verso le parole dell'umanista lo storico svizzero cerca di far pervenire ai suoi uditori e ai suoi lettori non è diverso da quello consegnato al pubblico colto d'Europa, appena un decennio prima, dal grande storico olandese; e se il tono di queste pagine è, nel fondo, più agitato e concitato, la sostanza spirituale sembra essere la stessa. Eppure sul mirabile equilibrio che il Kaegi riesce anche qui a raggiungere, sulla fer- .mezza storiografica della sua pagina, lo· studioso italiano, anche quando 198 Bibliotec~ Gino Bianco

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