Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

nel pensiero europeo tra il Machiavelli, il Montesquieu e il Burckharcìt e nella storia della vecchia Europa, la passio11e e l'angoscia dell'uomo che assisteva alla violenta esplosione della cc follia » hitleriana sono certo visibili in ogni pagina, in ogni riga; e nell' a♦ltro saggio nato da queste l)reoccupazioni contemporanee, quello su L'origine delle nazioni, l'insistenza dello storico s11ll'idea che non la nazione ma lo stato è all'origine clella storia d'Europa non potrebbe esser compresa nel suo motivo conduttore se non si tenesse presente il quadro politico da cui le sue medita'Zioni sono sollecitate e tenute vive. E tuttavia, come i due saggi sul piccolo stato si risolvono in una severa analisi storica di testi e di situazioni concrete e la passione politica opera sullo sfondo senza turbare o alterare la linea della ricostruzione; così nel saggio sulla nazione il concetto fondamentale è cl1e ad introdurre criteri moderni nello studio dei tempi passati la prima a risentirne è la stessa storiografia, cl1e non tollera criteri diversi da quello dell~ pacata comprensione critjca e razionale dei fatti; e la linea dell'interpretazione vien mantenuta con un rigore tanto più ammirevole quanto più evidente è la « genesi pratica » della riflessione. Certo, nelle pagine di alcuni di questi scritti, questa pfrssione politica assume i toni di un'alta malinconia: nel piccolo saggio su Erasmo, in origine una conferenza tenuta nel 1936, la sottile polemica contro l'Europa delle nazionalità esasperate e pronte ad una lotta mortale, trova accenti particolari. cc Ci sono pochi uomini - scrive il Ka·egj, quasi a stabilire un evidente contrasto - la cui memoria sia egualmente cara a tutte le nazioni, come quella di Erasmo. In questi giorni lo commemorano gli olandesi a Rotterdam, i belgi ad Anderlecht; da anni gli inglesi stanno stampando le sue lettere ad Oxford; i francesi rammentano la sua influenza sul Rabelais e sui riformati francesi; gli italiani ripubblicano alcune sue opere; nelle librerie spagnuole i s11oiscritti si trovano in traduzioni spagnuole; l'Ungheria e la Polonia ricordano l'amicizia che ha legato Erasmo ai loro paesi. E il continente americano che nell'età di Erasmo stava appena emergendo nella coscienza degli europei, cerca oggi le fila che collegano gli ideali di vita americani con il pensiero del grande di Rotterdam» (pp. 11-12). Dove 110n sfuggirà che, se son menzionati gli italiani, sono ostentatamente ignorati i tedeschi; e da questo punto di vista· sembra significativa la freddezza con la quale, in questo saggio, il Kaegi accenna alla Riforma e a Lutero, e alle polemiche che, dopo i primi entusiasmi per l'umar1ista olandese, gli ambienti tedeschi scagliarono contro di lui. cc Pochi anni dopo i suoi troppo zelanti amici si vendicarono con schemi e calurmie del fatto che quella non era la sua causa, e che non andava affatto d'accordo con Lutero». Dove, certo, non si deve vedere nè un rifiuto (storiograficamente assurdo) dell'opera di Lutero, nè la condanna (storiograficamente non meno assurda) della Riforma, perchè il Kaegi è storico troppo scaltrito e liberale per abbandonarsi a· simili giudizi; e dove tuttavia rimane significativo il tono che lo storico assume. L'Erasmo che egli delinea è, in sostanza, l'Erasmo humanissimus per il 197 Biblio ecaginobianco

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