Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

anche l'altro saggio che il Kaegi ha scritto sul segretario ~orentino, e che si trova nel primo volume delle M editationen; un saggio, val la pena' di aggiungere, té!nto più interessante in quanto i criteri interpretativi in esso affermati sono lontani e non sempre si armonizzano con quelli, assai più perst1asivi, che spesso affiorano dalle dotte pagine del primo. Un caso del genere, e in uno scrittore così consapevole ed avvertito come il Kaegi, meritava forse la· fatica della documentazjone ( cioè della traduzione); il lettore italiano avrebbe potuto essere indotto a riflettere non solo sul Kaegi, ma anche su certi atteggiame11ti della recente storiografia svizzera sul Ma·chiavelli, che i1 Kaegi qui riflette, senza forse misurarne l'inadeguatezza o comunque la lontananz·a dalla classica interpretazione accettata e presupposta nel saggio sul Machiavelli a Basilea. Insomma, i due studi sul Machiavelli potevano trovar posto in questo volume, allo stesso titolo dei due saggi su Erasmo e dei due studi sul piccolo stato nel pensiero europeo e nella storia della vecchia Et1ropea. E poichè siamo in tema di critica non a questa particolare scelta, ma all'idea stessa di cc scegliere », non possiamo a meno di notare che risulta un po' strano che nel primo libro italiano dello storico di Burckhardt, proprio il Burckhardt, almeno come tema specifico, sia assente, e che il bel saggio Ueber das Prophetische beim funger B-Utrckhardt(Historische ~1editationen, Ziirich 1946, Il, pp. 17597) non compaia in questa edjzione italiana. Tanto più strano, poi, se _ si pensa che, insieme ai saggi sul giovane Michelet, su Voltaire e la disgregazione della concezione cristiana della storia, su Huizinga· e su Scienza storica e Stato al tempo di Ranke, anche questo sul Burckardt avrebbe mirabilmente contribuito a qt1el panorama della' storjografìa europea tra sette ed ottocento che il Kaegi ha in effetti tracciato con mano sicura. Ma, come ho detto scegliere era difficile e, dovendo scegliere, il Cantimori ha scelto senza dt1bbio come meglio non si sarebbe potuto. Anche da questa « scelta » il lettore italiano avrà comunque un'idea esatta della larghezza di interessi, della precisione e della serietà scientifica del Kaegi. Il tono discorsivo di molti di questj saggi, nati spesso da conferenze e commemorazioni ufficiali, la cura signorile con la quale il Kaegi bada a risolvere in un discorso piano e svelto la sua assai solida· erudizione, la tendenza a cogliere subito e a presentare in tutta evidenza la « moralità » di certe situazioni storiche con passione tanto più 11rofonda quanto più discretamente contenuta; tutte queste eccellenti qualità non bastano a celare al lettore avvertito che il Kaegi non ha solo una sua· visione della storia, un suo gusto particolare per i problemi della « cultura » e della storiografia, ma è e vuole essere un valente professore di storia, nel sento più alto della parola, un ricercatore erudito di primissima classe. Certo, il tono generale dei « saggi » del Kaegi non è fatto per essere irnmediatamente compreso dal lettore e dallo studioso italiano. Se infatti il Kaegi spende ogni cura nel cercar di dissimulare il peso della sua erudizione e la stessa sua ampia cono195 Bibliotecaginobianco ..

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