Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

l'unità federale di questi ultimi); ma per altro verso contraddice all' esigenza che non ci siano entità intermedie sia lasciando intera la Svizzera nella· sua carta dell'auspicabile Europa (v. p. 423, mentre a pp. 125-26 sembra vengano considerati come autentici stati gli stessi cantoni, allo stesso modo che a pp. 150-55 si trattano. più o m~no come stati autonomi i singoli componenti della federazione nordamericana), sia oscillando fra; l'idea di una fine (p. 362) e di una sopravvivenza (p. 364) della « Francia come Stato », sia prospettando, comunque, il problema di una carta federale dell'Europa analoga alla carta federale degli Stati Uniti d'America, e quindi, verosimilmente, non destinata a dissolversi come questi ultimi, per non morire ancora prima di essere nata! Su un piano un po' meno vago, il Kohr parla di cc smembrare le grandi potenze» (p. 116, e cfr. p. 142, p. 354 sgg.). E queste, in concreto, sono elencate nella seguente mezza dozzina: Unione Sovietica, Stati Uniti, Francia, Italia', Gran Bretagna e Germania (p. 357). Ma, si domanda giudiziosamente il Kohr, daranno, queste potenze, cc il consenso alla propria liquidazione, semplicemente perchè ciò sarebbe saggio? Si può tornare indietro nel tempo?» (ivi). Contro questo pomposo dubbio filosofico, caro alla cultura di seconda· mano dei dittatori, che cc non si possa tornare indietro nel tempo », il Kohr ha buone ragioni di lanciare gli stra'li della sua ironia, anche se essi non risultano speculativamente troppo centrati. Ma questo non toglie che, pur essendo metafisicamente possibilissima, la faccenda rimanga praticamente assai difficile... L'autore ha qui, però, un momento di ottimismo. Forse gli smembramenti potranno essere accettati dalle grandi potenze, se nei nuovi organismi d'insieme si avrà una « rappresentanza proporzionale », cosicchè la Francia, che nelle odierne Nazioni Unite conta soltanto per uno come il Guatemala, divisa in venti staterelli possa disporre invece di venti seggi. .. Però l'ottimismo dura poco. A p. 371, il Capitolo Undicesimo ha per titolo Ma sarà fatto?, e per testo il semplice monosilla'bo «No! ». Segue quindi il Capitolo Dodicesimo, intitolato L'impero americano. Perchè, dice il Kohr, in realtà non c'è più niente da fare: anche gli Stati Uniti sono diventati imperialisti, il loro potere si estende a tutto il mondo cosiddetto occidentale: questo guaio ormai sussiste ed è inutile nasconderselo, tanto vale cercare di approfittarne il più possibile. « Noi abbiamo un impero, quindi io non sostengo che bisogna procurarci qualcosa che non abbiamo, ma semplicemente che non possiamo non approfittare di quello che abbiamo. Se abbiamo il morbillo, non possiamo fare altro che tenercelo. Tanto, anche se non vogliamo averlo, non per questo il morbillo se ne andrà via» (p. 395). Le stesse Nazioni Unite, aggiunge, non sono che « un paravento e uno strurnento del nostro imperialismo » (ivi). Nè c'è « alcun motivò di versare lacrime sul crollo di un grande ideale, perchè le Nazioni Unite non hanno mai impersonato grandi ideali » (p. 396). Del resto, anche la Russia creerà, al momento opportuno, le proprie Nazioni Unite, cosicchè non saranno, 190 Bibliotecaginobianco

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