nano gli individui nei loro ambienti: « Avere a che fare con individui di altri ambienti è considerato come una prova di snobismo, come un atteggiamento sconveniente e proditorio. Se uno storico fa amicizia con uno psicanalista, corre il rischio di essere giudicato un pazzo. Se un uomo d'affari frequenta uno scultore, corre il rischio di essere considerato un invertito. E se un ingegnere è in relazione con un filosofo è sospettato di spionaggio » (pp. 236-37). Eppure il Kohr non dovrebbe ignorare come non manchino· nel Nord America associazioni che si propongono proprio lo scopo opposto, cioè di mettere a· contatto i rappresentanti delle varie attività, stabilendo che in ogni club non possa esserci più di un avvocato, di un medico, di un farmacista, e via dicendo. Nella contrapposizione della felicità dei piccoli stati alla disgraziata· nah1ra dei grandi, uno dei cavalli di battaglia del Kohr è l'analisi della situazione dell'Italia e della Germania, le quali, quando erano divise in piccoli stati, produssero l'una cc uomini come Dante, Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Tasso >> e l'altra « uomini come Goethe, Heine, Wagner, Kant, Diirer, Holbein, Beethoven, Bach», mentre, dopo l'unificazione, si guardarono bene dal serbare tale geniale creatività (pp. 244 sgg.; e cfr. p. 249, per una raffigurazione alquanto sommaria dello spirito prussiano, che sarebbe invalso in Italia s11bito dopo l'unificazione). L'idoleggiamento dei piccoli stati diventa nel Kohr addirittura mitico: « il peggiore dei piccoli Stati è in grado di assicurare all'uomo una felicità maggiore di quella che può garantirgli il migliore dei grandi Stati » (p.. 193); perfino i loro cittadini compiono meno misfatti, « perchè nei piccoli Stati gli individui incontrano, durante la maggior parte della loro vita, una serie di fattori di equilibrio che frenano la loro condotta » (p. _225). La stessa libertà politica, e la democrazia interna, sono per natura· garantite dallo stato picçolo, giacchè « in esso l'individuo non può essere mai vera1nente sopraffatto dal potere dei governanti, la cui autorità è ovviamente limitata dalla ristrettezza del corpo sociale da cui scaturisce » (p. 194). Che soddisfaz-ione, per il piccolo stato centro-americano retto da Trujillo f Ma la libertà che soprattutto preme al Kohr è poi quella che egli definisce come « libertà dall'incubo .dei problemi ». « Le questioni più insignificanti si ripercuotono da un capo all'altro del mondo, come le onde dell'alta marea, costringendoci a prendere posizione dovunque siamo, a discuterle a pranzo insieme agli amici in mille lingue diverse, o a iniziare le pratiche del divorzio se nostra moglie, la sera a letto, dimostra di non condividere le nostre idee in merito » (p. 216). Senonchè, non si capisce perchè debba essere più scevro di problemi il responsabile cittadino dei suoi tanti ammirati ·cantoni svizzeri, a paragone del dispregiato e conformistico rappresentante della civiltà di massa. In realtà, questa cc libertà dell'incubo dei problemi » finisce per trasformarsi in neurotica aspirazione a' rinchiudersi nel proprio angolo e a disinteressarsi dei guai altrui: cc Invece di partecipare involontariamente a una serie continua di massacri, di assassinii e di spargimenti 186 Bibliotecaginobianco
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