Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

lismo, questa corrente è rimasta a lungo ai margini della restat1razione democratica, la quale avveniva, sì, nei vecchi quadri nazionali, ma si fondava su una avversione profonda verso le ideologie nazionaliste del1' anteguerra. In Germania questa corrente non è riuscita finora nem1neno a darsi forme politiche consistenti. In Italia ha raggruppato i nostalgici del fascismo e della monarchia ed ha potuto solo recentemente reinserirsi nel giuoco politico grazie alla crisi democristiana. In Francia è stata permanentemente più forte che altrove, fondandosi su quel proteiforme settore di destra, cocardier e antirepubblicano, che dopo essere stato successivamente petainista, R.P.F., poujadista e ultra, ha infine trovato la sua espressione migliore nel generale De Gaulle, ed è riuscita con costui a sbalzar dalla sella, due anni fa, le altre correnti politiche. Questa corrente è per sua natura del tutto contraria alla prospettiva di una federazione europea, che segnerebbe insieme la fine del nazionalismo, il consolidamento della democrazia e la liquidazione di qt1elle arretrate forme economiche e sociali che l'alimentano. In Francia, ove questa corrente aveva la consapevolezza di contare politicamente, ed era perciò più conscia della propria natura, essa è stata tenacemente contraria a tutte le iniziative europee, nelle quali ha sempre ravvisato altrettanti tradimenti nazionali; ed ha validamente contribuito a far fallire quella della C.E.D., cioè la più importante di esse. Ma nei suoi rappresentanti più sensibili al corso delle cose appare anche regolarmente il tentativo di rivestire il proprio nazionalismo con drappi europei. I fascisti inglesi di Mosley, quelli tedeschi e italìani, memori di quella sorta di europeismo razzista e totalitario cl1e era stato l'impero hitleriano, fantasticano spesso di un nazionalismo europeo che dovrebbe riassorbire in sè quelli più antichi, e avere come missione ora l'affermazione della superiorità dell'uomo bianco, ora la crociata contro la barbarie comunista, ora la liquidazione delle corrotte e corruttrici istituzioni democratiche. Naturalmente cias~uno pensa di assegnare in quest'Europa un primato al proprio paese. Più fine, più civile, ma non sostanzialmente differente è la visione gaullista deII'Europe des patries raggruppata intorno alla grande e possente nazione francese. Il contributo di questa corrente all'azione europea, negativo o nel migliore dei casi nullo fìnchè ci sono state sul tappeto iniziative governative europee, è consistito, da quando essa è giunta al potere in Francia e si è di conseguenza rianimata anche altrove, nel metter fuori formule europee, adattate alla moda del tempo, ma destinate a coprire ben diversi sogni di rinascita nazionalista. 15 • Bibliotecaginobianco

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