Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

fìcano, invece, nei casi in cui il potere non ha r~ggiunto tali limiti. Ma quando, si domanda, il potere raggiunge la misura critica che porta all'abuso? La risposta, egli dice, non è difficile: cc quando esso è tale da garantire contro ogni forma di ritorsione » (p. 63). Pervenuto a questo punto, allo stesso modo che un atomo esplode una volta raggiunto un certo livello critico, così uno stato scatena la sua aggressività sugli altri stati. L'assenza del timore di ogni efficace ritorsione conduce infatti ogni potere statale ad espandersi in forma aggressiva, contro ogni altro potere, interno od esterno, che cerchi di ostacolarlo in tale st1a dilatazione patologica. Già qui, come si vede, la concezione del Kohr presenta aspett:i vaghi e quasi contraddittor1, .perchè da un lato l'analogia con le scissioni atomiche farebbe ritenere che, una volta raggiunto il livello critico di accrescimento, uno stato dovrebbe o dividersi o perire (e certo l'autore pensa, anche, che questo processo sia un indizio di decadenza); ma d'a·ltro lato il processo esplosivo si presenta qui piuttosto come una manifestazione di aggressività, per ct1i lo stato troppo cresciuto invade e si appropria gli stati altrui. E tale aggressività appare all'autore inevitabile, una volta che uno stato a·bbia non solo raggiunto il necessario squilibrio di potere, ma anche la coscienza di questo squilibrio. Come pure vedremo in riferimento ad altri problemi, il Kohr è infatti pessimista circa la natura degli uomini, e degli organismi politici a cui essi danno origine. Pacifici, secondo lui, sono soltanto coloro che non hanno la forza di essere bellicosi, e i bellicosi tornano pacifici appena perdono quella forza (p. 81 sgg., e cfr. p. 98: cc le tribù più selvagge sono pacifiche quando sono deboli; e per la stessa ragione i popoli civili diventano selvaggi quando si sentono forti »). Il Kohr confessa che da ragazzo si divertiva moltissimo a tirare sassi contro le finestre, e che, se non continua a farlo adesso, cc la ragione è che sarebbe troppo ridicolo per un professore di economia mettersi a rompere i vetri dell'Università in cui insegna. In altre parole, io non ho il rea·le potere di farlo. Se lo avessi ... » (pp. 92-93). Con la tipica ambivalenza propria di simili situazioni psicologiche, il Kohr, incline da un lato ad accettare l'aggressività quale dato spontaneo ed irresistibile della natura umana, è d'altro lato furibondo contro chiunque celebri tale aggressività come molla dell'azione e quindi come creatrice di st.oria. In simile critica: di certe mitologie dei cc valori storici » il Kohr può anche riuscire simpatjco e divertente: si legga p. es., a p. 47, la sua presentazione degli animali da preda preferiti dalle varie potenze come lo!o simboli araldici, e, a p. 147, la sua difesa' delle piccole dittature da operetta contro le grandi dittature che mettono il mondo a soqquadro: cc Quando capiranno i nostri studiosi che il miglior regalo che potrebbero farci gli uomini politici è quello di riportare le gravi e sanguinose tragedie della nostra esistenza di massa alle dimensioni di ridicole commedie?». E a p. 231 egli si compiace di svolgere il motivo tradizionale della critica della potenza, che 184 Bibliotecaginobianco

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