Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

RECENSIONI LEOPOLD KoHR, Il orollo delle naziorii, Milano, Edizioni di Comunità) 1960. (Traduzione dall'inglese di Giorgio Badiali). t un libro bizzarro, il quale per lo più fa pensare che il suo autore soggiaccia a una specie di fissazione, ma altre volte può indurre a riflessioni utili. Il Kohr annuncia il suo intento fin dal primo capoverso dell'Introduzione: « Come i moderni studiosi di fisica hanno cercato di elaborare un'unica teoria, capace di dare una spiegazione unitaria di tutti i fenomeni dell'universo fisico, così io ho tentato, su un piano diverso, di formulare un'unica' teoria capace di ridurre a un comune denominatore tutti i fenomeni di carattere sociale. Sono così giunto a sviluppare una nuova sistematica filosofia politica imperniata sulla teoria delle dimensioni, la quale si °fonda sul 1 presupposto che, proba 1 bilmente, la causa di tutte le forme di miseria sociale sia una sola: la grandezza » (p. 9). Dominato dall'idea di una simile analogia con la'. fisica, egli ritiene infatti cl1e cc il raggiungimento di dimensioni eccessive » costituisca << il solo ed unico problema dell'universo ». Ogni disintegrazione di esistenza avviene infatti, egli dice, solo in quanto un corpo cc ha cercato di espandersi eccessivamente » : e ciò vale anche per gli organismi politici e sociali. Di conseguenza, « l'unica soluzione consiste nel rimpicciolire gli organismi che, sviluppandosi, hanno superato i limiti naturali » (p. 11). L'imperativo del politico non è tanto quello di unificare, quanto quello di scindere. « La soluzione dei problemi cl1e affiiggono il mondo non sembra risiedere nella creazione di unità socia·li ancora più vaste e di governi ancora più potenti - come tentano di fare con cieco fanatismo gli .uomini che ci governano - ma piuttosto sembra consistere nella eliminazione di quegli organismi sovrasviluppati che vanno sotto il nome di grandi potenze, e nell~ restaurazione di un sano sistema di piccoli Stati facilmente controllabili, come quelli che hanno caratterizzato epoche passate » (p. 12). Naturalmente, ciò pone in primo luogo il problema della misura di questa « piccolezza », auspicata come fisiologica. Quand'è che gli stati sono convenientemente « piccoli >i? Quand'è che cominciano ad essere troppo grandi? Il Kohr parla di una ,,dimensione critica del p~tere », che « conduce necessariamente ad abusi », i quali non si veri183 Bibliotecaginobianco

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