\ La questione è ora tornata in discussione e se ne è parlato esplicitamente a un Convegno italo-francese sullo sviluppo economico regionale (tenutosi dal 30 maggio al 2 giugno, nell'Abbazia di Royaumont); e anche in questa 4 occasione si sono respinte le critiche avanzate da qualcuno dei convenuti per il fatto che l'Italia, ai fini dello sviluppo delle sue regioni meridionali, non ha fatto ricorso ai cc provvedimenti di tipo inglese ». Si sono anco·ra una volta respinte queste critiche, echeggianti gli ammonimenti dell'Economic Survey of Europe del 1954, e si è affermato che occorre distinguere fr~ depressed areas (problema inglese) e underveloped areas (problema italiano): « Nel primo caso, di aree limitatamente depresse, nel contesto di un paese indush·iale progredito, si può convenire nel ritenere che la duplice ricetta inglese, di incentivi alle aree depresse e di freno alle regioni in progresso, possa trovare giustificata 4 applicazione. Ma ben diverso è il caso di un paese come l'Italia a economia dualistica: avanzata in metà circa del territorio ed arretrata nell'altra· metà. In un paese siffatto, il processo di accumulazione nella sua parte avanzata no,n sembra poter tollerare freni: pena una· perdita di velocità di tutto il sistema » 14 • Qui evidentemente il discorso non è dettato dalla preoccupazione di salvaguardare i tabù liberistici: tanto più che chi lo pronuncia è Bruno Pagani, direttore di « Mondo economico », un vero meridionalista· del Nord. Si tratta quindi di un discorso che è fondato su argomenti dei quali non si può non tenere conto. Resta però da domandarsi se non si possono trovare una variante francese e una variante italiana ai cosl detti « provvedimenti di tipo inglese ». Nel caso francese, per esempio, i problemi della regione parigina non sono uguali ai problemi della regione di Londra, ma sono assai più· simili a questi ultimi cl1e a quelli delle due Italie; e già si è posto ·il problema di integrare la politica degli incentivi fiscali e creditizi con l'adozione di cc misure coercitive, ma essenzialmente negative, come i divieti di costruzione e la regolamentazione delle nuove installazioni industriali ». Il decreto del 5 gennaio 1955 « impone che la costruzione degli edifizi industriali che impiegano più di 50 persone e occupano 14 Cfr. l'allocuzione di chiusura tenuta da Bruno Pagani nel resoconto del convegno italo-francese già citato («Mondo economico » del 25 giugno 1960). 176 Bibliotecaginobianco
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