.. fini della riduzione di squilibri e diseguaglianze esistenti, grazie a una politica che si avvalga sia degli spostamenti di manodopera che degli spostamenti dei capitali, in quale misura si dovrà fare ricorrere agli t1ni o agli altri? E lungo quali direzioni? Diciamo subito che a questo punto si rileva la profonda differenza tra quelle che abbiamo chiamato le due grandi questioni di aménagement du territoire nell'Europa dei Sei : per aménager il « deserto » francese, sottosviluppato e in via di progressivo spopolame11to, si devono attirare verso di esso e gli uomini e i capitali, reclutando i primi in parte (ma è tutt'altro che facile) nella congestionata regione di Parigi e in parte nell'Europa meridionale (come è avvenuto per Grenoble e per Lione); per cancellare la depressione dell'Italia meridionale, sottosviluppata e sovrapopolata, si deve invece in primo luogo cercare di promuovere e celebrare localmente le nozze di cui dicevamo, fra capitale europeo e manodopera meridionale, in modo da accelerare i tempi dell'industrializzazione; e solo quando ciò non fosse possibile, subordinatamente, far sì che tali nozze, attraverso l'emigrazione, si celebrino altrove 7 • Ciò posto si può aggiungere che teoricamente lo spostamento dei capitali dovrebbe risultare sempre più conveniente degli spostamenti di manodopera. Una ditta di Dusseldorf o di Bruxelles che per realizzare determinati ampliamenti dovesse ricorrere all'immigrazione di siciliani o calabresi, perché sul mercato del lavoro in Belgio e in Germania non c'è possibilità di trovare i contingenti di manodopera richiesti dai nuovi investimenti, sarebbe impegnata a risolvere anzitutto il problema degli alloggi, che è diventato il più difficile dei problemi che condizionano le migrazioni delle forze di lavoro nelle regioni superindustrializzate e st1perurbanizzate dell'Europa lotaringica. Assai meno costosa potrebbe quindi risultare la decisione di localizzare in Sicilia o in Calabria gli investimenti necessari ai fini dei voluti ampliamenti: la qualificazione delle maestranze, per evidenti ragioni di lingua e di costume, risulte7 Osserveremo qui per inciso che la politica migratoria italiana non sembra ancora orientata nel senso di questa esigenza di subordinazione dell'emigrazione all'industrializzazione; così come non è ancora orientata nel senso della necessaria subordinazione dell'emigrazione transoceanica all'emigrazione transalpina, onde è stato giustamente osservato che tantd l'Italia quanto la CEE dovrebbero sin da ora preoccuparsi dello « sperpero di potenziale lavorativo comunitario che è rappresentato dalla diaspora di energie lavorative italiane verso mercàti di lavoro extraeuropei» (cfr. cc Il lavoro europeo», nn. 7-8, luglio-agosto 1960, pag. 9). 170 Bibliotecaginobianco
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