Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

zione, e di diminuire, anzichè aumentare, il volume del commercio internazionale di prodotti agricoli. Di questo effetto delle politiche protezionistiche nazionali hanno subito inizialmente il danno i soli paesi esportatori di prodotti agricoli - ossia la Danimarca, l'Olanda, i paesi dell'Europa Orientale e Meridionale, divenuti così molto più esposti che in passato alla instabilità del mercato dei prodotti agricoli 6 • 3) La conseguenza più grave delle politiche protezionistiche è stata, tuttavia, rappresentata dal rallentamento del progresso tecnico e organizzativo, dalla modesta riduzione dei costi in agricoltura e in generale dallo scarso aumento della produttività. È ovvio che un certo progresso agricolo si è realizzato anche nell'agricoltura europea, ma esso è rimasto, fino agli ultimi anni, molto modesto in confronto a quello che contemporaneamente si verificava negli Stati Uniti e in altri pa·esi 7 • 6 « Nonostante l'aumento della popolazione europea l'innalzamento del tenore di vita su gran parte del territorio e l'ulteriore sviluppo realizzato nel campo dei trasporti internazionali e in ispecie in quello dei prodotti deperibili - è detto nello studio· ECE-F AO, sopra citato (pag. 66) - il volume del commercio estero dei paesi europei in prodotti agricoli è oggi notevolmente minore di quel che era venticinque anni fa »• Parlando della contrazione delle esportazioni agricole con particolare riferimento ai paesi dell'Europa meridionale (tra i quali appunto il nostro Mezzogiorno), ivi è detto (pag. 70) che « la perdita dei mercati di esportazione ha gravemente compromesso in quei paesi l'industrializzazione ed ha contribuito ad accumulare nell'agricoltura le eccedenze di popolazione ». 7 cc Dal punto di vista della produttività - ha scritto lo Svennilson (op. cit., pag. 90) - il protezionismo agricolo dell'anteguerra presentava due sostanziali debolezze. Da un lato non è mai riuscito a riportare la prosperità degli agricoltori a un livello tale da spingerli verso una rapida modernizzazione. Dall'altro, difendendo i redditi delle imprese poco produttive, ha impedito r aumento di produttività conseguibile mediante la loro eliminazione o la specializzazione regionale ». Riferendosi, poi, al ridotto commercio internazionale dei prodotti agricoli, egli si è espresso in termini estremamente incisivi: « Il carattere esclusivamente nazionalistico delle politiche di difesa dell'agricoltura impedirono una adeguata socializzazione tra i diversi paesi. La cerealicoltura, la produzione di latte e burro o quella di vino furono protette su base nazionale contro la concorrenza estera anche ·quando le condizioni all'interno erano poco favorevoli a tali produzioni. Non v'è altro campo nel quale il nazionalismo economico abbia avuto tanto successo a spese del benessere e del vantaggio generale. Eppure non v'è altro campo - la cui ìmportanza per l'Europa sia paragonabile a questa - nel quale le condizioni natul'al i siano tanto diverse e i vantaggi relativi del commercio tra l'una e l'altra nazione siano tanto grandi, particolarmente tra i paesi dell'oriente e dell'occidente, del Sud e del Nord. In un periodo nel quale i trasporti su strada e la tecnica della conser148. Bibliotecaginobianco

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