A dire il vero, proprio quest'ultima proposta sugli scambi universitari, esattamente riferita a quella cc libertà di stabilimento » di cui fa parola l'art. 57 del trattato del MEC, appare la più chiara·mente articolata e quella che, immediatamente, apporta le novità maggiori. Si può, infatti, sottolineare l'arricchimento che lo studente avrebbe· da una pratica di ambienti e meto,di diversi, quando questa non fosse circo- . scritta ad un momento eccezionale, o comunq11e estraneo al curriculum 11niversitario, ma direttamente inserita in esso; senza co11tare l'importanza di una costante presenza di studenti stranieri in quelle università •cl1e,.come le nostre, siano povere di contatti con le esperienze di studio degli altri paesi e avare di rapporti con le organizzazioni culturali stra- • niere. La libera circolazione 'degli studenti, d'altra parte, presuppone t1na armonizzazione delle strutture 11niversitarie e dei programmi di stu.dio, che, evi,dentemente, andrebbe effettuata al livello delle realizzazioni più moderne: da ciò conseguirebbe una serie di effetti positivi per quei sistemi universitari (e il nostro è sempre tra questi) che maggiormente abbisognano di dare nuovo respiro alle proprie strutture. Immaginiamo già le accuse di semplicismo e di superficialità che possono ·muoversi ad una proposta del genere; e gli ostacoli di cui sarà seminata la via che conduce pure ad armonizzazio1ù parziali. E conosciamo le ragioni che saranno ad,dotte a gi11stifìcare tali atteggiamenti, t11tte riconducibili all'affermata opportunità di tener ben ferme le tradizioni culturali, assai diverse da Stato a Stato. Anche noi pensiamo che profonda debba esser la fede in quelle tradizioni, ma, proprio per ciò, riteniamo che esse non debbano esser servite da strumenti inveccl1iati. Scambiare la fede nelle tradizioni con l'attaccamento alle transitorie forme in cui si manifestarono, può ben significare la condanna di quelle ad un progressivo isterilimento, l'assegnare loro i confini angusti d'una provincia, immiserendole nell'affermare la loro irripetibilità fuori di circoscritti ambiti e di trascorse occasoni. A queste ragioni di ostilità (la cui inesattezza non deve far trascurare le difficoltà vere che un'impresa come quella proposta presenta) ci sembra che si sottragga l'Università Europea, che, per le· sue caratteristiche d'istituzione nuova e per il modo in cui è articolata, non incide direttamente sul modo in cui attualmente le università sono organizzate nei vari paesi. Se, infatti, una serie di possibilità concorrenziali sono state opportunamente escluse al fine di evitare la creazione di doppioni di organismi già esistenti, è pure vero che l'Università Europea non costituisce alcun serio paragone per le università nazio140. Bibliotecaginobianco
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