L'Inghilterra e l'Europa di Guido Macera Fino a tuttò il maggio scorso la politica ufficiale dell'Inghilterra verso l'Europa dei Sei s'era ispirata a'l principio del « nec tecum, nec sine te ». Con l'inflessibile tenacia di cui gl'inglesi. hanno dato prova tt1tte le volte che entrassero in gioco gl'interessi più profondi del Paese , sia i governi co11servatori sia l'opposizione laborista s'erano adoperati dapprima a far naufragare il processo dell'integrazione europea e po i ad ostacolarlo, qt1ando cioè dovettero prendere atto che la solidarietà fra i Sei del Mercato Comune era divenuta troppo forte per subire attacchi frontali. Questa seconda fase della politica europea dell'Inghilterr.a fu inaugurata alla fine del '58 subito dopo la rottura o la quasi rottura de i negoziati condotti per la parte inglese da sir Reginald Maudling. La formula rimase quella dell'opposizione della Gran Bretagna alla frattura dell'Europa in due blocchi economici anta·gonisti: argomento da valere soprattutto presso gli Stati Uniti. Gli strumenti ft1rono ricercati nella costituzione dell'EFT A o piccola Zona di libero scambio che volle essere una risposta polemica contro il MEC; nonchè in una accentuata politica di mediazione fra l'Occidente e la Russia: sovietica, destinata a premere sulla Germania di Bonn e sul rigoroso europeismo di Adenaue!. Gli obiettivi, infine, furono riposti nell'attenuazione e nel rallentamento del processo comunitario e nel conseguimento delle maggiori con - cessioni da parte dei Sei sul terreno dei negoziati specifici, una volta constatata l'impossibilità di fermarne il comune cammino. Il viaggio di Ma:cmillan a Mosca nel pieno svolgimento della crisi scatenata da Kruscev per Berlino; la violenta diatriba a proposito del - 1' abolizione delle restrizioni contingentarie fra i Sei, solo parzialmente 119 Bibliotecaginobianco -
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