Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

rimosse Vansittart, nel '38, per tentare liberamente di accordarsi con i dittatori, fu segno che la politica estera veniva sottratta, per le decisioni importanti, all'assidua influenza -del servizio diplomatico. • C'è dunque qualcosa di fatale nella decadenza della diplomazia: gli affari internazionali sono troppo intimamente mescolati con la politica generale dei governi per rimanere quello che erano un tempo, e cioè una specie di ermeneutica, riservata· agli specialisti. Sta, anzi, accadendo il contrario. Tutti credono di poter fare i diplomatici (come i giornalisti, d'altronde). E naturalmente sbagliano. Soltanto la cc carriera » britannica mantiene, sia pure nei limiti più ristretti che sono posti alla sua azione, un certo rigore professionale : anche perchè il servizio diplomatico di quel fortunato Paese non è stato sconvolto dalle avventure totalitarie, dalle sconfitte, dalla necessità o dall'arbitrio delle epurazioni e contro-epurazioni, che hanno contribuito assai al disordine e alla sfiducia diffusi al Quai d'Orsay e al nostro ministero degli esteri. Ci dicono che in Italia il livello di preparazione dei concorrenti agli ultimi esami risulta inferiore a quello di una volta, anche dell'immediato dopoguerra. Il prestigio delle carriere dello Stato è scaduto. I giovani migliori vanno altrove. Il gioco delle raccomandazioni, le insistenze degli uomini politici per favorire la carriera dei propri protetti sono più forti che mai, e scoraggiano i più onesti. Non manca nella nostra diplomazia, diversamente da quanto si ritiene, ~i solito un gruppo di ·persone intelligenti e preparate fra gli anziani e fra i giovani; ed è probabilmente più numeroso che nelle altre carriere pubbliche. Perfino il difetto d'origine, che è snobismo, ereditato dall'età della diplomazia aristocratica, è meno diffuso di quanto si pensa. Manca, pit1ttosto, quella continuità d'indirizzo, quell'uniformità di orientamento, quella oggettività nella distribuzione degli incarichi e delle promozioni, che i ministri democristiani dovrebbero dare e non danno. La diplomazia è uno strumento sul quale si riflettono i vizi e le qualità della classe dirigente, dell'élite politica. Quando si ricorda che uno dei maggiori compiti assegnati ai nostri rappresentanti negli. ultimi tre o quattro anni è stato quello di procurare. all'Italia l'ammissione a conferenze, comitati e dibattiti, nei quali poco di serio e nulla d'importante abbiamo da dire, non deve sorprendere se il mestiere è svilito anche nella considerazione di quanti lo esercitano. L'attivismo a vuoto, la presentazione di proposte che non spetta a noi avanzare, come fecero Pella a Ginevra nel '59 e Gronchi a Mosca nel '60 per il problema tedesco, la ricerca affannosa di una promozione, di un ritorno allo status di grande potenza : questi 103 . Bibliotecaginobianco

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