sciatore Contarini, segretario generale del Ministero degli esteri (e Carlo Sforza, prima di lui). Ma, riconosciuta questa diversità di impostazione almeno tattica, resta vero che fra le due diplomazie c'era una sostanziale continuità. Tutte e due ubbidivano, sebbene i11misura diversa, alle suggestioni del patriottismo intransigente. Tutte e due vedevano nello Stato nazionale un assoluto. Tutte e due sono state gli strumenti della nostra cattiva fortuna. Cerchiamo di fissare qualche altro lineame11to della vecchia diplomazia. Essa non era suscitatrice di forze, ma soltanto una moderatrice. Una certa indifferenza, un certo scetticismo dominavano le sue riflessioni e i suoi atteggiamenti: prima del contagio totalitario, che rese obbligatorio l'entusiasmo. La diplomazia !)rendeva quello che c'era, quello che le dava110 i 1Jartiti, le forze econon1iche i governi, in patria e fuori; e quando questi elementi, questi dati inevitabili della sua azione si trovavano in urto, o comunque in rapporto attraverso una frontiera essa interveniva. Non era un suo difetto, ma il suo compito. Un compito cl1e consisteva nel mediare, naturalmente, nell'interesse nazionale. Da questo il fastidio cl1e veniva talvolta ostentato per le passioni, i clamori e le insistenze della politica interna, la quale veniva considerata come u11 elemento di disturbo, come un ostacolo al tentativo di mediazione. Il modello ideale, per la vecchia diplomazia, consisteva in un continuo e pacato torneo di scacchi da giocarsi nelle sale di qualche circolo, portano dai rumori del mondo. Ogi1uno avrebbe fatto la parte sua, e cioè avrebbe servito l'interesse del suo Paese, cercando di dare sca·cco matto all'avversario; n1a ognuno avrebbe seguito le regole del gioco e ubbidito alle norme della cortesia. Se ogni tanto qualcosa mandava in aria la scacchiera, si era certi che la r)artita sarebbe ripresa presto o tardi, secondo le buone, antiche norme. C'era, in tutto questo, t1na punta di snobismo aristocratico, ma insieme lo scrupolo professionale, il sentimento del dovere che era diffuso in tutta la burocrazia europea ancl1e al di fuori del servizio diplomatico. Il funzionario, all'interno e all'estero doveva essere un arbitro i_m1Jarziale senza legami e impegni verso individui, gruppi o partiti. Questo era il modello, anche se l'imperfezione umana ne rendeva difficile, talvolta impossibile, l'imitazione. La guerra del '14 fece cadere per sempre la scacchiera; disperse o umiliò gli amabili e scettici giocatori. Il gioco fu condotto con gli squilli di tromba e le formule imperiose dei dittatori. I vecchi motivi nazionali vennero esasperati fìnchè non portarono alla seconda e decisiva catastrofe. 101 Bibliote~aginobianco
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