.La diplomazia in Europa di Domenico Bartoli Questo tema sarebbe piaciuto all'amico che ricordiamo. Renato Giordano era una delle poche persone che fossero riuscite a incarnare un tipo umano del quale manchiamo, qui in Italia e dappertutto: il funzionario, il diplomatico della nuova scuola europeistica, capace di andare al di là dei particolarismi nazionali. Ce ne sono altri, italiani e stranieri; ma sono pochi e vengono quasi sommersi dall'alluvione dei carrieristi, che vedono nelle comunità europee soltanto l'occasione di un piccolo affare personale, di un posto con i privilegi diplomatici e, domani, la pensione. _ Purtroppo, ogni volta che ci capita di andare a Bruxelles, a Lussemburgo siamo colpiti •da queste miserie. Troppi uffici, troppa gente : una burocrazia che minaccia di seppellire sotto le carte e i diagrammi quel poco che si è riusciti a fare finora. Avremmo preferito una maggiore modestia e una minore dispersione di energie e di uomini capaci. Le forze sono divise fra tre diverse comunità (economica, atomica e acciaio - carbone) e altrettante commissioni, organizzate come piccoli governi, ma in realtà dipendenti da un consiglio di ministri nazionali e in frequente conflitto col segretariato permanente di questo consiglio. Poi, a Strasburgo, l'assemblea europea che ha tutti i difetti del mediocre parlamentarismo senza le responsabilità che derivano dal dover decidere e legiferare sul serio. Come sorprendersi che il carrierismo si annidi nelle pieghe di un'organizzazione così complicata e irrazionale? Nessuno può pretendere che gli uomini dimentichino i propri interessi personali. Questo accade soltanto ai fanatici i quali, per quanto moralmente ammir.evoli, fanno spesso grave danno con i loro eccessi alle stesse cause che vogliono servire. Quello che occorre è un equilibrio fra gli interessi personali e gli interessi generali: saper limitare gli uni 98 , Bibliotecaginobianco
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