Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

zia », ma non poteva essere ce1tamente elevato al ruolo di degriità vichiana e soprattutto non poteva nè doveva esclu,dere « un procedimento tecnico-giuridico a traverso cui si elevino quelle minoranze, che non portano stampato in fronte il loro privilegio ». E a questa schietta· difesa delle libertà democratiche e delle loro istituzioni si accompagnava la polemica contro l'idealizzazione dello stato, che allora appunto cominciava: a sorgere: « una statocrazia generica - scriveva Omodeo - invece di potenziare lo stato lo debilita, come c1uella di Tiberio che logorò e distrusse la classe dirigente, o quella di Luigi XIV che rovinò mezza Francia con la revocazione dell'Editto di Nantes ... Se il cittadino fuori dello stato è astratto, lo stato isolato dal cittadino, è lo stato che non sia in interiore homine, è precisamente esso pure un astratto. E lo stato, come ha· diritti, ha in se stesso doveri e compiti ... E come la conservazione di tutti i valori in se stesso fosse compito precipuo, ha sentito pienamente lo stato liberale, troppo facilmente accusato di astrattezza ». Con queste parole si chiudeva l'articolo del 1926 contro lo storicismo formalistico : e le medesime tradizioni italiane e libera1i che aveva difese contro il fascismo, Omodeo era costretto a rivendicare, nello stesso anno, in polemica con una parte degli antifascisti, in polemica col Gobetti. Il cc Risorgimento senza eroi » del Gobetti, che conteneva un'impostazione molto diffusa· in questo secondo do1Joguerra, la impostazione di quella cl1e si potrebbe cl1ia1nare la « storiografia della disfatta », aveva già nell'altro dopoguerra un suo preciso significato di attacco a tutta: la storia italiana. Ed On1odeo, nel recensirlo, coglieva perfettamente l'atteggiamento del Gobetti, del giovane scrittore così barbaramente stroncato: << ispirato da questo suo sogno rivoluzionario, il Gobetti si leva, procuratore della rivoluzione, co11tro il Risorgimento, rivoluzione fallita » . La rea·zione di Omodeo era una reazione istintiva, da storico che avverte subito che in questo atteggiamento c'è qualcosa che non può essere passata sotto silenzio, che deve essere combattuta, perchè è una sto1tura mentale che può causare i pjù gravi errori. Ricordate le parole di un altro grandissimo storico di questo secolo, di Lucien Febvre, in polemica con Albert Matl1iez: cc je répugne tout à fait à ce ton de procureur que prend perpetuellement un l1istorien - Matl1iez - drapé dans ses vertus civiques et s'arrogeant un droit de jugement rétrospectif un peu enf antin, f ort déconcertant en tout cas, puisqu'il ne se fonde sur rien que sur son sens propre: accusé Desmoulins, levez-vous... Qu' avez-vous à dire pour votre défense? ». Il 91 . Bibliotecaginobianco

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