Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

Per tali ideali Omodeo aveva combattuto: egli aveva lasciato da parte gli studi severi e difficili, aveva come abbandonato nelle biblioteche, ai radi lettori, il « Gesù » stampato, appunto nel 1913, abbandonati incompiuti i « Prologomeni alla storia dell'età apostolica», che saranno stampati, poi, nel 1920, e s'era recato al fronte, ufficiale d' artiglieria. Ma la sua « patria », quella dei suoi simili era profondamepte diversa da come appariva nelle smanie dei nazio11alisti esasperati: era1 un'idea che valeva solo in quanto partecipava del ,v eltgeist, che valeva di quel che apportava alla vita universale dell'umanità: « ... patriottismo che converrà distinguere dal nazionalismo, anche se, i due termini, e non i termini soli ma anche i concreti indirizzi, per buona parte si mescolarono e si confusero. Rimase tuttavia una divergenza profonda che doveva rivelarsi in seguito. Mentre per il naziona·- lismo l'idea della nazione è assoluta chiusa un idolo che tutto chiede e in cui tutto deve confluire, l'idea della patria invece, specialment per effetto dei grandi movimenti europei del secolo scorso, è risolvibile in un contenuto ideale, universale nei beni che ci gara·ntisce, nella spiritualità in cui si celebra, nelle istituzioni in cui si potenziano gli uomini, insomma in una serie di ragioni ideali e di tradizioni storicl1e, che possono consentire la coe istenza di altre patrie a fianco alla Patria·, di un patrimonio comune di civiltà con altri popoH, in un'emulazione con essi che non sia necessariamente contrasto e conflitto ». V'era, altresì, nei « Momenti di vita di guerra » un giudizio a·ccorto sulle conseguenze della guerra che face a intendere anche come e perché fosse venuto il fascismo, o che almeno ne faceva co1nprendere talune ragioni: « .. .i popoli d'Europa sono stati lesi soprattutto nell' orga110 delicatissimo delle cl~ssi dirigenti, nel processo difficile e complicatissimo dei pensieri e delle volontà cl1e costituiscono la forma degli stati, permeano le moltitudini, le unificano le orientano verso fini concreti, e infondono gli spiriti e le sensibilità morali e civili per cui si individuano ed operano i popoli. Un'intera generazione si è sfaldata prima di compiere la sua funzione, di continuare e correggere l'opera delle generazioni precedenti. Si è aperto un hiatus. E non è dubbio che in massima parte il caotico processo indefìnib~le, che si continua a designare col nome di crisi mondiale, che è smarrimento spirituale difetto di direttive e di convinzioni, perdita di tradizione ed esperienza storica, è l'aspetto di questa mutilazione dell'umanità· il difetto della aristocrazia spenta per tanta parte nelle trincee. Se vogliamo trovare analogie storiche, 85 Bibliotecaginobianco

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