Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

vacro spirituale della nazione? E chi non ricorda la retorica sulla vittoria mutilata, sul paese democratico che aveva irriso ai gloriosi combattenti e sui combattenti che avevano fatto gi11stizia, ripulendo la patria dei traditori ed elevandone il costt1me a quell'altezza di ideali in nome dei quali avevano combattuto? La guerra' che ci veniva innanzi nelle pagine di Omodeo che r aveva vissuta dal principio alla fine prima di , scriverne, era tutta diversa: v'era il passaggio squallido dei reticolati, la sofferenza delle veglie, le agonie dei bombardamenti infiniti, l'atonia degli animi che s'i11cupivano, lo svt1otarsi dell'intelligenza, il restringersi degli orizzonti allo spazio della' quota nemica, la nostalgia delle conversazioni familiari, il ricordo della vita borghese come d'un paradiso goduto una volta e non abbastanza a1Jprezzato. V'era, insomma, tutta la' misura abissale della guerra, che può essere necessaria per la salvezza di una vita nazionale e perciò la si combatte procurando di vincerla, ma cl1e non cessa di es~ere terribile e cl1e si giustifica non come lavacro necessario e ricercata prova del fuoco, ma come dura necessità, non come fine in sè, ma· come mezzo per il trionfo di una più IJiena umanità. Era la guerra del vir bonus, del cittadino avvezzo sempre a compiere i suoi doveri, che opera più che non parli, degli uomini che combattevano taciturni, con l'animo rivolto alle opere di pace intermesse, co11 « riflessa e dolorosa ponderazione dei doveri, col cuore aperto a h1tti i santi affetti umani » . In quest'opera seria e difficile l'ulisside poteva mescolarsi, ma essa restava il fatto non degli eroi solitari e virtuosi, ma del popolo; di un popolo cl1e aveva accettato di compierla « per l'affermazione di un ideale e di un diritto entro cui viveva! e si giustificava il senso italiano della patria », perché ove mai avesse dovuto scomparire dalla terra d'Europa cc quel sentime11to umanitario, quel sacro rispetto delle anime, che come soffio di primavera aveva nel Risorgimento ridestato il vecchio popolo italiano », ove ma'i -quel sentimento e quel rispetto avessero dovuto scomparire, sarebbe scomparsa anche la patria italiana. Gli errori dei politici e dei diplomatici possono essere stati gravi: ma la vittoria restava intatta come acquisto umano, poiché gli uomini d'Italia l'avevano combattuta ed erano morti col senso della tradizione mazziniana-garibaldina, per una più alta giustizia, per la libertà del loro paese, per la loro libertà. Quegli uomini erano attaccati a questi valori di libertà, nei quali riconoscevano tutta lo loro tradizione e pei quali sol~anto esisteva una patria italiana: gli altri valori, se valori si possono considerare, la potenza e il dominio, erano stati appunto gli avversari da abbattere. 84 Bibliotecaginobianco

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