nome, la reincarnazione di Rocco Scotellaro, il poeta del Sud, che cantò la speranza civile della sua tegione di Lucania. Non so se questo richiamo fra pugilatore e poeta sia stato intenzionale o meno negli autori del soggetto del film; non ilnporta; se esso non era presente nella loro coscienza, lo era certamente nel loro subcosciente ct1lturale, e basta a denunciarlo una frase cl1e Rocco pronuncia nel film: cc Non dimentichiamoci c]1e il nostro è il paese del mandorlo, dell'olivo, e dell' arcobaleno, e che ad esso bisognerà -un giorno tornare ... ». E qui veniamo al 11unto, che più ci interessa. Nel film di• Visconti, destinato a suscitare tanto clamore sjn nei propositi del suo ideatore, e presentato come la continuazione ideale de La terra trema, qt1asi seconda parte .d'una trilogia cinematografica, intesa ad affrescare la cc questione meridionale » nei suoi termini attuali, e' è infatti un conflitto fondamentale di ispirazione morale; conflitto non risolto dalla conclusione del film, e secondo me assai mal posto sin dall'inizio, per cui i fratelli di Rocco sono, pro11rio nel senso d'un tentativo di dimostrazione morale, d'un apologo cinematografico, dei caratteri sbagliati. Giacchè Visconti, che non è un contadino del Sud nè un operaio del Nord, per origine e consuetudine di vita e di lavoro, ha inteso celebrare il messaggio di moralità dell'uno e dell'altro, senza sapersi decidere fra i due, che sono in realtà in contrasto fra loro, e non facil1nente conciliabili secondo la nota formuletta politica dell'alleanza, proposta da Gramsci. Il problen1a umano del film di Visconti è sempre quello dei te1=roniin città, del male deprecato urbanesimo, della trasformazione d'una mitologica « civiltà contadina » in realtà d't1n a1nbiente industriale; ma la preoccupazione, di origine politica, di non alienarsi Hessuna delle due parti, rende incerta e confusa la soluzione. Lasciamo stare Rocco, il quale non ha capito (o non ha capito chi IJer lui doveva capire) cl1e nel mondo d'oggi la professione di pugilatore è una professione seria, rispondente a determinate esigenze di sport e di spettacolo, maturate nella società moderna; non è un mestiere da strapazzo, o una prolungata parentes,i avventurosa, o un divertimento « sano ed onesto » cl1e non andrebbe soggetto al ricatto jugulatorio del capitalismo, come invece viene presentato nel film (vedi, accanto a quelle di Simone e di Rocco, la figura dell'ex-pugile Marini). Rocco fa il pugile per volontario sacrificio, per disperata necessità, per infelice destino (o ironia della sorte); per lui, il mestiere di pugile è un amaro surrogato del mestiere di contadino. E il suo ideale resta quello, che col frutto dei suoi sudati risparn1i, la famiglia Parondi potesse tornarsene in Lucania, e comprarsi t1n fazzoletto di terra, su cui piantare un mandorlo, un olivo, e veder curvarsi l'arcobaleno. Lui, che avrebbe voluto vivere un~esistenza umile ed oscura, a contatto con la natura, invece finisce sotto ]c1 luce dei riflettori e sulla copertina dei rotocalcl1i sportivi; ma dal suo punto di vista, la sua è una vita sbagliata, un'esistenza fallita. Non credo che questa sia la psicologia del campione sportivo, cosciente del significato, e, sì, del valore della sua posizione nel mondo moderno, quale noi l'abbiamo del resto conosciuta e si è esemplificata nelle figure 71 Bibliotecaginobianco
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