Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

la loro disponibilità per soluzioni di centro-destra, con, il PDI al posto del PSDI e senza neanche escludere tassativamente e perentoriamente accordi, magari sottobanco, con il MSI. Ed infine è anche e soprattutto vero che in queste elezioni del '60, polverizzato il PDI, è caduto il grosso equivoco per cui si era così spesso parlato di « mezze ali )) e di « ceritro-destra )>, come se il partito borbonico e qualunquista di · Lauro e di Covelli non fosse la più tipica espressione delle e< sabbie mobili >> meridionali, una forma di fascismo peculiare del nostro Mezzogiorno, una accolita di ex gerarchi del regime e di consorterie locali capeggiate da più o meno illustri esponenti del camaleontismo politico meridionale. Ora non è più possibile quindi parlare di combinazioni e di alternative fondate su maggioranze di ceritro-destra, con il PDI affiancato al PLI di Malagodi e alla DC di Pella; ora non è più possibile parlare disinvoltaniente di un « allargamento dell' area democratica >> verso la mezz' ala monarchica, la quale, secondo coloro che sono sempre zelanti servitori di tutte le maggioranze che « allargario )> a destra, si sarebbe staccata dal MSI in modo più netto di quanto il PSI rion si sia staccato dal PCI; ora non sono più possibili i maneggi per cui ci si può servire dei consiglieri-squillo eletti nelle liste monarchiche per completare e rifinire raffinate con1binazioni intorno alla DC e per co1isentire a quest'ultima di rion scegliere: coloro i quali si oppongono a negoziare r apertura a sinistra per alcu,ne importariti cc giunte difficili >> devono oramai gettare le maschere e preseritarsi in tutta la loro o.scenità di fautori co1ifessi,e scoperti della collusione col MSI in quelle città che una tale collusione non potrebbero sopportare. Si tratta inso1nma di scegliere tra il ricorioscime11to della possibilità di una democratica apertura a sinistra e la formazione di una maggioranza di tipo tambroniano là dove la presenza del MSI, quando varca un certo limite, suscita soltanto, e giustamente, reazioni di indignaziorie morale e di rivolta civile; là dove il PSDI è arbitro della situazione (a Milano, a Venezia, anche a Torino); là dove il PSI è notoriamente dominato da una rrtaggioranza autonomista (a Genova con Barbareschi e a Firenze con Pieraccini, per esempio; e a Roma, dove i carristi non sono nemmeno entrati nelle liste dei candidati). -~ I problemi che immediatamente si pongono sono quindi assai semplici, ma anche più impegnativi, di quarito lo f assero i problemi che si ponevano al tempo del Congresso di Firenze della DC o addirittura al tempo del Congresso di Napoli del.PSI. Per eludere la scelta di cui 5 Bibliotecagino~ianco

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