stume - se 11e fa molta, ma oramai la ricetta è se1npre la stessa farebbero bene a tutti. . Osserviamo la· produzione recente: qualcl1e libro, qualche testo sparso qua e là, un paio di romanzi denunciano la presenza di scrittori cl1e sanno toccare ancora la corda dell'umorismo: l't1morismo malinconico di t1n Flaiano, quello sì becero e sboccacciato dell'Antipatico di Mino Ma·ccari e Italo Cremona; quello funambolico, ma ben radicato nella realtà, di At1gusto Frassineti, il Parkinson della nostra burocrazia; quello infine di un giovane grossetano che ha trovato nella satira la st1a chiave migliore: Luciano Bianciardi. Cominciamo da quest'11ltimo. Bianciardi è 11n toscano si è detto, amico e compaesano di Carlo Cassala; e come I' a11tore della Ragazza di Bube è portato a mitizzare un po' la società civilissi1na, antica, saggia che vive ancora in quella poca terra che tanta parte l1a avuto 11ella nostra letteratura recente. Il primo libello di Bianciardi fu sugli intellettuali· comunisti, dei quali IJer primo l'autore rivelò l' atidità, le riserve mentali, le mistificazioni: Il lavoro culturale (Feltrinelli editore) che ebbe t1n buon successo e suscitò un vespaio 11egli ambienti interessati. Biancjardi l1a ora spostato la mira verso· un altro settore della vita degli intellettua'li orga11izzati: il mondo degli intellettuali cc integrati », degli scrittori cl1e parlano della ct1ltura come di un « be11e di co11sumo », che l1anno letto poco Adorno e molto Zolla per intenderci, e si crogiolano nella proble1natica della civiltà di massa. Anche questa volta, come già per gli scrittori comunisti che andavano a tener conferenze nelle cel- . lule e creavano i circoli clel cinema per parlare a poveri semianalfabeti dei valori del cinema sovietico, Bianciardi punta dritto alla demistificazione senza mezze misure ed il suo libro - scritto in forma autobiografica, con più di un episodio autentico - è una dura requisitoria contro il mondo dell'industria editoriale, che della· produzione della cultura è la maccl1ina più complessa e vorace. E, 11aturalmente, contro il falso modernismo dj Milano, vista qui con1e prototipo di una città industriale in un Paese non industrializzato. Il tema è grosso e l'autore nel diario del giova11e scrittore toscano che arriva dalle lunghe passeggiate in provincia nelle ore della pri1na notte alle nebbie di Milano, alle osterie toscane a prezzo fisso, alle lungl1e e inutili chiacchierate per affogare la nostalgia di t1na vita diversa, raggiunge pagine d{ notevole forza. È proprio nel contrasto fra il giovane pieno di energie, di e11tusiasmi, e, soprattutto, di ill11sio,nida u11 lato, e quel mondo di intellettuali che parlano in gergo ed hanno la mentalità di gruppo, da'll'altro lato, è proprio in questo contrasto la molla del racconto: e tanto più il contrasto si fa forte tanto più la realtà vien messa a nudo secondo tino dei procedimenti tradizionali della satira di tutti i tempi. Una satira feroce, un contrapp11nto continuo fra· l'indole bonaria del toscano con la testa e il cuore ancora pieno del paese, della gente amica, dei ricordi di ieri, e quel mondo falso, di schede perforate, di piani di produzione, di entusia·smi a comando. Stillo sfondo di questa storia - tanto più· efficace quanto meno si ammanta 66 Bibliotecaginobianco
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