Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

di tutta la letteratura greca dei periodi alessandrino e greco-romano, e credono sinceramente che questi sette od otto secoli siano vuoti e privi · d'interesse. Trinciare giudizi avventati e grossolani è infatti la tipica caratteristica del semianalfabeta. A norma di programma lo studio delle letterature classicl1e andrebbe affiancato, non meno di quello delle letterature moderne, da un'ampia antologi[C di buone tradt1zioni, eventualmente con testo a fianco, per integrare in qt1alche misura il pochissimo che si legge nell'originale in tre anni di liceo. Di tali antologie abbiamo t1n ricco campionario, alcune eccellenti. Questa! djsposizione però è rimasta in tutta Italia, salvo pochissime eccezioni, lettera morta, sicchè gli allievi dei nostri Licei classici delle due grandi letteratt1re di cui si nutrirono per tanti secoli il pensiero e l'ispirazione europei, conoscono a ma'la pena Je poche pagine tradotte in classe. cc In tt1tte le sct1ole nelle quali si studia il latino gli autori sono letti in minima misura, compresi i licei classici, tanto è vero che da questo pt1nto di vista si può pensare che la lettura degli autori abbia un carattere di mera' esemplarità e di avviamento alla lettura completa e perfetta che se 11e dovrebbe fare nelle facoltà di lettere, quando però i cinq_ue sesti dei giovani si iscrivono a tutt'altra facoltà ». (Fr. Francescaglia, in « Rassegna Istr. media », XIV, 1959, n. 4, p. 118). E a questo punto vorrei fare una rivelazione sensazionale che tale non è, perchè è di do,minio comune. Moltissime scuole legalmente riconosciute, sfruttando al massimo le due fortunate circostanze che delle promozioni degli anni anteriori all'esame di Stato esse stesse sono arbitre, e che l'esame di stato verte sulla materia dell'l1ltimo anno, svolgono un programma leggerissimo per i primi due anni di liceo (appena una lustra, una spolveratura) e fin dal primo anno si preoccupano di 1Jestare sul programma del terzo anno., che è il solo che conti, per tali scuole e per le loro clientele. Naturalmente si tratta di una preparazione rozza, plumbea, rnanualistica·, senza luce di. cultura nè di spiritualità., fatta t1nicamente in funzione dell'esame, ma appunto per ciò g_ualche volta, con certi commissari di facile contentatura, abbastanza efficace ai fini della promozione. !11 conclusione, apparentemente negli ~sami di maturità alle lettere classiche è riservato un posto d'onorP- e di privjlegio. Tre scritti st1 quattro appartengono alle lettere classiche, quel tipo di maturità prende nome da esse/ il povero commissario di latino e greco è il Cireneo della comrnissione. Ma questo ossequio alla cultt1ra classica è puramente formale; nella sostanza essa è spregiata e vilipesa, o nel migliore dei ca•si tollerata da alunni e familiari degli alt1nni. Ormai gli esami di stato si avviano a diventare un ludibrio della cultura ser1za aggettivi, non solo della cultura classica. cc Ogni anno si ripete la favola degli esami di matt1rità: delle difficoltà di t1n tempo non resta più nulla. Tutto si risolve in una commedia a cui da ultima si è aggiunta la stampa; gli studenti sono presentati come vittime, si progettano riforme per alleviare le poche fatiche- che restano e, quel 64 Bjbliotecaginobianco

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