Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

cui intendono affrontare la maturità. Pensano, logicamente, che l'impunità degli uni comporta l'impunità degli altri. L'ottimista a·d ogni costo, quello che di un bicchiere mezzo vuoto preferisce dire che è un bicchiere mezzo pieno, sosterrà che in fondo è una grettezza stare a contare i versi e i paragrafi, mentre quel che conta è la maturità corn11lessiva del candidato, che si può saggiare e appurare ancl1e su un ristrettissimo programma, come un bel cielo sereno· può essere rispeccl1iato ancl1e da una breve distesa d'acqua (a rigore, anche da una goccia), un bel paesaggio pt1Òessere contemplato anche da una: piccola finestra (a rjgore ancl1e dal bt1co della serratura). Non multa, sed mult✓um, essi dicono; non ci interessa il vacuo nozionismo, lo sterile sforzo mecca11ico, eccetera. La verità è cl1e chi cerca « il molto nel poco » finisce per trovare il poco, o magari il nulla nel poco. Solo un programma di una certa estensione mette in luce, oltre allo stato di prepara·zione del candidato, la sua facoltà di assimilazione e di sintesi, il suo respiro ct1lturale, insomma la sua maturità, perchè solo il programma di una certa estensione riduce le proporzioni, e quindi l'importanza del fattore puramente mnemonico. Con gli attuali programmi di lettere classicJ1e il ca11didato orinai non traduce più dal testo, ma ripete meccanicamente una piatta traduzione altrui. Gli attuali esan1i di latino e greco alla maturità mi richiamano alla· me11te gli esami di sanscrito di tanti anni fa (quaranta al1imè!) alla Fa·coltà di lettere dell'Unjversità di Torino col buon professor Pizzi, traduttore di Firdusi. Alcuni pochi prendevano quell'esame sul serio, ma la maggior parte degli iscritti, contando sull'angelica◄ bontà di quell'anima candida, iinparava a memoria nonchè ]a traduzione dei pochi passi che costituivano la materia d'esame ancl1e la lettura in realtà tutt'altro che agevole per via di quegli indiavolati caratteri devanagari. Ebbene con gli esami di latino e greco siamo, se non proprio a questo punto molto vicino. Non c'è più aria, non c'è più respiro, è il trionfo della meccanica ripetizione e del nozionismo spicciolo. Il disinteresse dei candidati, almeno di molti candidati, per i valori della cultura giunge a tal segno che, per esen1pio, non provano alcuno stimolo o curiosità di leggere, nemmeno in traduzione, le parti omesse della tragedia greca' che portano in prograrnma, nè di conoscerne almeno la cc catastrofe ». La storia delle letterature classicl1e si riduce ad alcun i cc medaglioni » senza alcun collega1nento storico. Limitiamoci ancora alla letteratura greca. Di .storici di importanza fondamentale~ come un Cassio Diane fonte primaria per la storia romana di interi perjodi, o un Flavio Giuseppe, un Appiano jgnorano per lo più persino il nome. L'imponente letteratura cristiana in lingua greca non esiste per essi. Provate a interrogarli sul neoplatonismo, sullo gnosticismo; provate a chiedere qualche cosa su una figura come Giuliano l'Apostata, così altamente significativa sul piano storico come su quello letterario-culturale. Mai sentito I E naturalmente questi sprovveduti trasferiscono la miseria della loro informazione in una superficialissima quanto erronea valutazione 63 Bibliotecaginobianco

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