che essi vogliono tutte le cose che vogliono i socialdemocratici e che anzi le vogliono subito e che, per proprio conto, ne vogliono qualche altra in più; non rit1sciranno mai a cc spiantare Milano n. Ossia, per uscir fuori della metafora manzoniana, non riusciranno mai a distruggere i socialdemocratici. O meglio non riusciranno mai a distruggerli fino al giorno in cui non ne avranno occupata la posizione, chiarendo in maniera definitiva, e su tt1tti i piani, il problema dei loro rapporti coi comunisti. Fino a quando ciò non sarà avven11to q11ella socialdemocratica resterà una · posizione politica e non un mero fatto clientelare; e resterà t1na posizione politica socialista. Lo stesso ragionamento si può fare, ci sembra, ancl1e pei rapporti che esistono tra liberali da tina parte e le altri forze politicl1e italiane dall'altra. Certo, Alfassio-Grimaldi potrà obiettare cl1e sarà vero che permane l'esigenza di una posizione liberale nel paese; ma che è certo che 110n permangono i voti, che, cioè, le fortune elettorali delle forze liberali da anni si sono vent1te immiserendo e minacciano di essere ancora peggiori in avvenire. Ma questo è un problema tutto diverso. Potrebbe darsi benissimo che l'evoluzione la qt1ale, bene o male, si è verificata nel paese esiga, ad esempio, che le posizioni liberali non debbano essere difese dalle tradizionali posizioni partitiche, e che sia necessario che i liberali trovino nuove forme e nuovi modi di far valere i loro motivi. Però, come si è già accennato, qui si pone una questione di altra natura, che va stt1diata e meditata, ma che non pregiudica affatto l'esigenza primaria della presenza liberale. (n. d. r.) La Gilda mercatoria Il 26 settembre, si è tenuta a Roma la cc giornata del commercio ». Come è ormai consuetudine di codeste riunioni, anche in questa occa·- sione, il Presidente della Confederazione del Commercio ha articolato la propria esposizione sui ricorrenti temi del disagio economico della categoria e sulla richiesta di provvedimenti radicali per migliorare la situazione. Secondo la Confcommercio la causa fondamentale della innegabile depressione del reddito commerciale in Italia risiede nella· crescente sproporzione fra il numero di coloro che nel nostro Paese traggono i mezzi di vita dall'attività commerciale ed il volume degli scambi a cui il commercio provvede, dati il reddito nazionale e la capa·cità di spesa dei lavoratori. Per dire il vero, cc l'innegabile depressione » del settore commerciale non risulta confermata da altre fonti. La Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese, per l'anno 1959, reca a pagina 19: « Il più volte sottolineato favorevole andamento delle attività economiche, che ha caratterizzato lo scorso anno, si è riflesso palesemente anche sulle attività commerciali, il cui prodotto netto si è accresciuto 58 Bibliotecaginobianco
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