Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

' assieme ai democristia11i ed ai socialisti, n1a non si co11fondono con essi. E queste ragioni Alfassio Grimaldi può ritrovarle, ad esempio, nella recentissima raccolta di scritti politici di Adolfo Omodeo, dove esse sono esposte con una precisione ed una forza costruttiva che noi non riusciremmo mai ad egt1agliare. Vi sono in quel volume delle pagine che potremmo tranquillamente ristampare qui, senza mutarle in nulla per il cosiddetto adattame11to ai fatti dell'ultima ora. E sono le pagine nelle quali l'Omodeo accennava al valore decisivo della nt1ova dottrina della libertà, al significato che essa assume proprio nel confronto con ]e altre ideologie politiche, con quelle marxistiche, ad esempio, per non parlare di quelle cattoliche. Ciò che differenzia le forze politiche liberali dai socialisti è, se si vuole, t1n fatto dottrinario, ma si tratta di una posizione di dottrina che IJUÒ avere conseguenze politiche di fondamentale importanza. Pei lil1erali moderni e consegue11ti, che hanno fatto proprie le più mature formulazioni della dottrina crociana della· libertà e che distinguono, conformemente a tale dottrina, il liberalismo dal liberismo economico, e che slil piano delle riforme concrete si ispirano alle grandi esperienze democratiche rooseveltiane, il criterio primo di discriminazione è, appunto, la concezione della libertà. Ed è su questa, e non su altre questioni, che si caratterizza la destra e la sinistra: rispetto ad una moderna concezione della libertà è evidente che sono movimenti di destra così quei partiti che difendo no la libertà di chi la possiede e che, confondendo ancora liberalismo e liberismo, si fanno più o meno consapevoli difensori di interessi retrivi, come quegli altri partiti, i cui indirizzi sociali pur progressjsti non sono sufficienti ad esorcizzare il fantasma di una reinvoluzione nell'at1toritarismo. Il classismo come il confessionalismo, anche prescindendo dalle difficoltà che l'evoluzione delle cose ha loro create, implicano una visione sezionale dello sviluppo della società e come tali (per paradossale che possa parere a dei socialisti una siffatta conclusione, almeno per quanto riguarda il classismo) riescono non solo meno liberali, ma anche meno giusti e costruttivi dell'ideologia liberale. Tanto ciò è vero che, quando si vuol dare equilibrato e giusto sviluppo alla società, si ricorre proprio ai concreti istituti politici, economici e sociali che l'ideologia liberale ha inventati. Tutto ciò (e tutto quello che da queste considerazioni si può dedurre) non solo dà ragione della differenza cl1e corre tra liberali e socialisti (fermo restando il fatto che i liberali, quelli autentici e non già coloro cl1e usurpano tale nome, riconoscono la validità dell' esigenza di u11a collaborazione coi socialisti nell'attuale situa1 zione politica italiana), ma dà ragione, altresì, di quella, che a noi sembra la necessità di una· presenza permanente delle forze liberali. Secondo AlfassioGrimaldi vi sarebbe una contraddizione nel pensiero liberale, tra la soddisfazione che essi proverebbero nel vedere che le loro istanze sono ormai sempre più largamente accettate dagli altri protagonisti della lotta politica italiana, e il rammarico per il fatto che il « successo storico del liberalismo vanifica il liberalismo stesso come forza politica e come 56 Bibliotecaginobianco

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