., della lotta politica, un 1nodo di tener deste le diffidenze e di alimentare gli equivoci. E ci sembra che proprio ciò che Alfassio-Grimaldi scrive a proposito del Partito d'Azione verifichi, per così dire, quel tanto di implicito della sua conclusione, che abbiamo procurato di rendere più esplicito. Il Partito d'Azione, egli ricorda, è finito in buona parte nel PSI, prima direttamente e poi attraverso Unità Popolare: dal che si dovrebbe dedurre, in buona logica, che il cc liberalismo », di cui quel partito era cc portatore », o si è vanificato o è entrato a far parte del patrimonio del PSI. Dunque, par concludere l'Autore, poichè la prima ipotesi è da scartare, dal momento che in politica, come in natura, nulla si distrugge, cosa si aspetta a seguire quell'esempio, vecchio ormai di anni? Ora, proprio la vicenda del Partito d'Azione può essere ill11minante per tutta la discussione del problema. Se non c'inganniamo, infatti, i prin1i « azionisti » a confluire nel Partito Socialista furono proprio quelli che nello stesso Partito d'Azione avevano costituito l'ala socialista, anzi l'anima socialista, come allora si diceva, del partito medesin10. E da quale parte di quel famoso spartiacque tra tendenze liberali e tendenze illiberali la più parte di essi si è trovata, da quando1 è divampata all'interno del PSI la polemica sull'autonomismo, crediamo che non sia i] caso di ricordare, tanto è noto e tante volte è stato, da ogni parte, sottolineato. Vi fu, invece, tutto un altro settore del Partito d'Azione i cui uomini, dopo la crisi del febbraio 1946 e nel 1947, confluirono nel Partito Repubblicano, oppure non aderirono a nessun partito, 1na restarono attestati su posizioni di intransigente democrazia liberale, combattendo ogni compromesso con la destra come anche ogni manovra frontista; e un altro gruppo ancora raggiunse il Partito Radicale al momento della sua formazione. E degli stessi cc azionisti» di Unità Popolare non tutti accettarono di entrare nel PSI; ve ne furono alcuni che non seguirono il grosso del movimento o che, prima ancora che quella confluenza si attuasse, lasciarono il movimento stesso per unirsi a•i radicali. V'è stata, insomma, tutta una parte del Partito d'Azione e dell'opinione democratica e liberale in senso moderno che non l1a ritenuto di poter entrare in un partito socialista. Gli uomini di questa parte l1anno salutato con soddisfazione la conversione autonomistica del PSI, hanno procurato di agevola1 rla con lo sthnolo di una polemica amichevole e col mettere in evidenza il faticoso · attuarsi del processo della politica autonomistica, e alcuni di loro hanno ancl1e potuto fare delle alleanze elettorali coi socialisti; ma tra tutti questi nessuno ha mai parlato di con-fluenza nel PSI. Tali fatti non significano proprio nulla? E veramente non potrebbero valere a verificare dove si sia rifugiato « il liberalismo di cui il Partito d'Azione era portatore »? Le ragioni per cui quegli uomini del Partito d'Azione rifiutarono di seguire i loro amici di allora nel PSI sono le medesime per le q11ali le forze di democrazia moderna di oggi, le forze di t1na sinistra democratica non cattolica e non socialista, tengono a chiarire cl1e esse appunto · non sono nè cattoliche nè socialiste, -e che possono, bensì, combattere 55 Bibliotecaginobianco
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