« È tempo ormai di riconsiderare sopratutto - scrive Gino Doria - la grandezza morale dell'Uomo, a comporre la quale giovano anche i suoi impeti irrefrenabili e la incantevole ingenuità di certe sue concezioni ». Venendo poi a parlare del cosiddetto neo-borbonismo, tanto presente in scritti, ma più che altro in certo deteriore costume politico, Doria sottolinea che cc di solito, e non di rado per scopi meschini e utilitari, -si subordina l'alto significato e la vitale importanza della raggiunta Unità a rivendicazioni campanilistiche e a fatti personali. Onde il singolare fenomeno del rifiorente 'borbonismo ', che tanto non è pericoloso quanto è innocentemente ridicolo ». Aldo Ferrabino, invece, nel suo saggio ( « Incontro d'Italia e d'Europa »), con valide argomentazioni e con tono appassionato, inserisce l'Italia nella civiltà d'Europa, e di conseguenza il nostro Risorgimento nella formazione di una rinnovata coscienza europea: « Il Risorgimento - a voler dire il vero - è ancora Rinascimento: per l'Europa in Italia, per l'Italia in Europa. La speranza mazziniana~ riecheggiata oggi dai migliori fra noi, sonerebbe così: Giovine Italia, Giovine Europa, Giovine Mondo ». Le fasi della battaglia, poi, vengono ricostruite storicamente da Nino Cortese, eminente specialista del nostro Risorgimento. I documenti esaminati da Cortese permettono di valutare e seguire passo passo non solo le fasi della battaglia; ma anche gli antecedenti e le congiunture che giocarono a favore della causa garibaldina. Infatti, nonostante che gli eserciti borbonici fossero di gran lunga superiori, le perdite subite dai borbonici in quella battaglia furono maggiori di quelle subite dai garibaldini. Ma, accanto alla storia, ecco sorgere la leggenda, ecco fiorire tutta una letteratura: Abba e Bandi, alcune pagine feUci nelle opere di De Roberto, Faldella, Oriani e Serao, per non parlare, poi, di Carducci e di Pascoli costituiscono la « letteratura garibaldina ». È questo l'argomento del saggio di Francesco Flora, il quale, esaminando l'opera dei memorialisti, ha scritto che « il loro racconto è una cronaca personale, vissuta nell'immediatezza degli avvenimenti e rivissuta nella posteriore mediazione del ricordo... La capacità di stile che nell'esprimere affetti e idee ebbero i singoli memorialisti sarà un aiuto alla chiarezza e alla comprensione di quel che avvenne, proprio perchè essi obbediscono al loro sentimento e sanno di non fare storia, pur portando un contributo alla storia». « Siamo ormai tanto storicamente maturi - ha sottolineato Francesco Flora - che anche l'antileggenda garibaldina, quella dei borbonici e di tutti gli altri avversari del 'filibustiere', può essere raccolta: anch'essa potrà aggiungere qualcosa alla figura di Garibaldi con le pagine di chi si batteva per una causa retriva contro la storia ». Il volume corredato da alcune riproduzioni, tra le quali vanno segnalate quella di Pietro Bouvier, « La giornata del 1 ° ottobre », quella di Francesco Mancini, « Garibaldi al Volturno », per non parlare di altre non meno pregevoli, si chiude con alcune « testimonianze » di Abba e di De' Sivo. Per concludere, si può dire, che l'Ente Autonomo Volturno ha fatto opera lodevole nell'iniziativa di pubblicare il volume perchè ha potuto dimostrare che compito dell'industria, e in particolare di quella pubblica, statale o municipale, può essere anche quello ~he riguarda la stretta collaborazione 124 . Bibliotecagi"nobianco
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