Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

Roma. Si può in queste condizioni parlare dell'attività di un direttore di giornale come di una « libera » professione? Se confrontiamo la libertà di cui godono gli altri « liberi » professionisti, gli avvocati, i medici, gli ingegneri, gli architetti nell'esplicazione del loro lavoro professionale, certo si deve riconoscere che quella · del direttore di un giornale è assai più vincolata all'apprezzamento e alle decisioni <lell'editore che non le altre all'apprezzamento e alle decisioni dei rispettivi clienti: per i liberi professionisti infatti, che generalmente non hanno un ' datore di lavoro' cui siano legati da un contratto, i datori di lavoro sono i clienti, per un direttore di giornale, il datore di lavoro è l'editore. In situazione assai più vincolata si trovano i redattori e i cronisti di t1n giornale di fronte al loro direttore che rappresenta praticamente . il loro datore di lavoro. È davvero assai disct1tibile che nell'attuale orga- . · nizzazione dell'impresa giornalistica, articolata come l1n'impresa industriale i11vari settori coordinati tra loro, si possa considerare la professione, benchè intellettuale, clel redattore o del cronista come una « libera » professione. I redattori devono seguire le istruzioni del capo-redattore, i crorlisti quelle del capo-cronaca; altrettanto dicasi per i corrispondenti dall'interno o dall'estero nelle loro collaborazioni politiche o di altro genere. Redattori e cronisti i11oltre sono vincolati al giornale con t1n vero e proprio contratto di prestazione d'opera esclusivo, che i11realtà no11si differenzia per niente dal contratto d'impiego che può avere u11funzionario dipendente di t1na qualu11que casa editrice. In che consiste allora la libera professione del giornalista? Ci sono sì dei casi in cui un giornalista di fama lavora per due o più testate, cl1e manda collaborazioni a diversi organi di stampa, ma normalmente il giornalista è anche i11 questi casi legato da uno o più contratti a tempo indete1minato, che rendono i suoi rapporti con le direzioni dei vari giornali alquanto diversi da quelli che normalmente non legano un avvocato o un medico o un architetto con coloro per i quali presta la sua opera. A un « ordine >> dei giornalisti dovrebbero appartenere, secondo le norme proposte, i direttori e i redattori, i cronisti e gli inviati, i corrisponde11ti e i collaboratori in un unico organismo che risulterebbe così assai poco omogeneo per qt1anto riguarda· l'attività e sopratutto i rapporti intercorrenti tra i suoi membri; rapporti che non possono essere alla pari, tra collega e collega, come avviene negli altri ordini o collegi professionali, ma che metterebbero fianco a fianco persone che, dal 10 Bibliotecaginobianco •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==