militante nel Partito comunista francese se non andiamo errati e ammiratore sincero quindi della realtà sovietica e dei risultati che sul piano sociale, economico, scientifico, i governi societici possono vantarsi di aver conseguito. La sua ammirazione per l'Unione Sovietica risulta però nel libro contenuta, e controllata in modo tale da non alterare mai la descrizione delle regioni geografiche, politiche, economiche che concorrono a formare la « grande unità». D'altra pa1te, se gli intenti meramente descrittivi che George si è proposti lo tengono lontano dal pericolo di subire le suggestioni degli intenti apologetici, cui si abbandonano solitamente i comunisti che scrivono il libro o l'articolo dopo un viaggio o un soggiorno nell'URSS, è evidente che oggi, da una << geografia economica dell'Unione Sovietica », si pretende qualche cosa di· più delJ a descrizione dei vari « ambi enti regionali» : si pretende, cioè, che alla parte descrittiva segua una parte problematica; o che l'una, la parte descrittiva, sia intelligentemente intessuta con l' alh~a, la parte problematica. È questa parte problematica che fa difetto nel libro di George; e tuttavia la importanza di essa è indicata dall'autore ed è percepibile dai lettori nella brevissima prefazione: << l'Unione Sovietica ha ereditato dalle iniziative dell'impero zarista un insieme di vecchi paesi che avevano iniziata la loro rivoluzione industriale (e che quindi disponevano di una struttura di vie di comunicazione, città, stabilimenti in,dustriali e commerciali), di colonie subtropicali di popolazione non russa (simili a quelle degli imperi inglesi o fran"' cesi del secolo XIX) e di terre di sfruttamento e di popolamento di tipo canadese ». Di qui l'importanza della « politica regionale », la quale « in particolare comportava il trasferimento di investimenti e di mezzi di produzione dalle regioni più progredite e ricche (Ucraina) a quelle che dovevano essere attrezzate (gli Urali, la Siberia) o ad ex colonie di sfruttamento, emancipate in quanto divenute repubbliche nazionali federate ». Tale importanza della « politica regionale è poi andata crescendo dal momento che, a partire dal 1957, c'è stata una svolta nell'indirizzo della cc politica regionale », nel senso che dal centralismo rigido si è passati a un coordinamento della produzione e del consumo nell'ambito regionale, onde la maggiore iniziativa concessa agli organi regionali, la creazione di consigli economici regionali e, soprattutto, il maggior numero di problemi che devono essere affrontati e risolti nell'ambito regionale (si veda anche a questo proposito un recente volumetto di Luciano Cafagna: L'economia dell'Unione Sovietica, ~ilano, Garzanti, Serie Saper Tutto, 1960). D'alh·a parte, se le diversità regionali sono enormi e se il problema centrale della geografia economica sovietica è un problema di organizzazione regionale (se non altro perchè l'U,RSS ha ereditato dall'impero degli zar cc un magma di ·regioni e di popoli esteso su di un sesto del globo»), bisogna guardarsi bene dalla tentazione di arrischiare analogie suggestive, ma errate, come sono quelle solitamente costruite da interpreti superficiali della realtà sovietica, assai poco analoga, anche nella suddivisione regionale, alla realtà europea: « meno che nella sua parte occidentale - e tuttavia non senza importanti riserve - l'Unione non ha nulla che possa essere paragonato alla struttura provinciale e regionale dell'Europa occidentale, fondata su una geo113 Bibliotecaginobianco
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