dine », ma solo subordinata a certi requisiti di capacità e di moralità, talvolta di cittadinanza. La funzione principale degli « ordini » è quella della tutela del decoro della professione, ma anche della cc indipendenza » giuridica ed economica: l' « ordine» insomma ha cc la tutela degli interessi professionali, di natura morale, culturale ed economica degli iscritti all'albo ». « Naturalmente, data la natura pubblica dell' 'ordine', occorre che tali interessi economici siano solo quelli, ancl1e quantitativamente intesi, che coi11cidano con l'interesse pubblico ». In questo senso è ammissibile la coesistenza di cc ordini » e « sindacati », sia per la diversità costituzionale e giuridica delle due istituzioni, sia per la loro complementarietà nel campo degli interessi economici. Tanto storicamente, quanto nella prassi attuale, l' « ordine» può riferirsi soltanto a una professione cosiddetta libera; e per libera professione s'intende, secondo la definizione di Carlo Lega, « quell'attività lavorativa prevalentemente di carattere intellettuale posta in essere senza vincoli di subordinazione e con ampia discre~ionalità tecnica da certe categorie di lavoratori intellettuali i quali, per poterla legittimamente esplicare, devono essere iscritti in speciali albi o elenchi » • Si può considerare la professione del giornalista una cc libera » professione, e si può parlare di una professione di giornalista omogenea per tutti coloro che prendono parte alla creazione di un giornale? Il direttore di un giornale è generalrr1ente vincolato da un contratto di prestazione d'opera con l'editore. Normalmente è data al direttore ampia libertà per la sua funzione di coordinatore çlel lavoro giornalistico, per la cc regia » che deve svolgere su un gruppo frequentemente numeroso di redattori, cronisti, corrispondenti, inviati speciali, collaboratori esterni. Ma anche questa sua libertà ha naturalmente dei- vincoli: l'indirizzo politico del giornale è definito dalla proprietà più che dal di1ettore. È vero che la proprietà assume il direttore che fa per lei, che interpret~ la tendenza politica, sociale, cult'urale che intende dare al suo organo di stampa, ma è anche logico che se cambia, durante l'esercizio di questa libertà, uno dei due termini, la proprietà licenzia il direttore o il direttore lascia spontaneamente il giornale: ciò che può avvenire sia se il direttore non si trova pi1ì•d'accordo, nella sua linea politica, con la proprietà, sia quando il giornale, cambiando di proprietà, altera la sua tendenza politica. Fatti di questo genere awengono abbastanza spesso e basti ricordare, recentemente, il caso della « Gazzetta del Popolo» a Torino o quello del cc Giorno » a Milano o di cc Telesera » a 9 Bibliotecaginobianco
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