come limite ultimo tollerato la prima guerra mondiale. Vero è che si tratta di una tendenza validamente contrastata e che non ha mai assunto aspetto di rigida preclusione; ed è anzi doveroso ricordare che in Italia tra tutti i settori della cultura accademica a carattere umanistico quello storico è ancora il più libero e il più liberale. Ma la diffusa diffidenza che ancora circonda gli studi di storia conte1nporanea non costituisce per gli studiosi elemento di incoraggiamento, nè contribuisce a liberare quello che in questo campo si vien producendo da certi vizi di provincialismo, che falsano, o per lo meno alteran.o, le dimensioni e i termini dei problemi. Accade così che ancora oggi possono contarsi sulla punta delle dita gli studiosi in grado di padronéggiare con metodo rigorosamente scientifico e su un arco d' orizzonte internazionale la problematica storica relativa ai grandi fenomeni del nostro tempo --i democrazia liberale e socialismo, fascismo e comunismo -1 e son tutti, o quasi, studiosi di formazione, per così dire, irregolare, provenienti cioè da esperienze che non sono tutte e solo libresche, pur avendo essi sviluppate al più alto grado le doti e le tecniche del mestiere di storico. A questo manipolo esiguo appartiene Aldo Garosci, che ci ha dato col suo volume sugl'intellettuali e la guerra di Spagna il primo libro che tocchi l'argomento, in un aspetto che è forse il più suggestivo, quello dell'atteggiamento che assunsero allora la cultura spagnola e quella internazionale: suggestivo ed affascinante tema, perchè quell'episodio di guerra civile in un'arretrata provincia di Europa apparve - e furon gl'intellettuali i primi e forse i soli ad accorgersene - come il luogo di incontro, di confronto e di scontro tra le grandi forze ideali, di antica e di nuova origine, del nostro tempo. « Una guerra civile - poteva perciò scrivere un grande giornalista americano, Herbert Matthews (p. 262) - è il meno che stia capitando qui nella penisola spagnola ». Il fatto, invece, che dà significato alla guerra è che da una parte del fronte si trovano coalizzati, anche se in posizione di reciproca diffidenza, democratici liberali e socialisti, anarchici e comunisti, autonomisti e cattolici; dall'altra, monolitica, la reazione oscurantista, sostenuta senza ritegni e senza riserve dal fascismo internazionale. Fuori degli anarchici e delle · frazioni minoritarie della sinistra estrema, ognuna di queste forze si collega idealmente a correnti di idee che ispirano la politica di grandi stati, che dispongono di f<?rze imponenti, ma proprio per quelle di esse che all' Europa democratica hanno guardato come a modello le solidarietà internazionali non operano, o per lo meno operano in maniera assolutamente, e in parte volutamente, inadeguata: a fronteggiare e a controbilanciare, in misura necessariamente limitata, l'intervento degli stati fascisti, non c' è dall' altra parte che la Russia sovietica. In ultima istanza è perciò sul terreno dei rapporti di forza tra le potenze che le sorti di Spagna si decidono, e questo fatto interferisce, e non poco, nella vicenda interna spagnola, specie nel più aperto e composito campo repubblicano. Ma è anche vero però che questo non basta a mortificare il contenuto ideologico autonomo, ricco e rovente che fermenta nel fronte antifascista, che afferma valori destinati a risorgere nella seconda guerra mondiale, crea dei miti, di Madrid l'inespugnabile, delle Brigate internazionali, destinati ad entrare con forza nella poesia e nel romanzo, nella pubblicistica politica, nella mitologia eroica dell' antifascismo internazionale. 96 BibliotecaGino Bianco ...
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