Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

la pos1z1one dei paesi arretrati. Sempre nel caso limite, il commercio internazionale tenderà a limitarsi a quei soli prodotti assolutamente non producibili in ogni luogo, o a quelli per i quali certi paesi sono meno capaci di impiega'fe le nuove forme di progresso tecnologico, e questo fìnchè durerà questa minor capacità. Un poco alla volta, secondo De Maria, si dovrebbe ritornare verso le stesse proporzioni di forza economica che esistevano non già ava11ti il 1914, ma assai prima, quando le forme imperialistiche del commercio internazionale erano molto meno importanti. La relazione accenna anche ai probabili effetti del progresso tecnologico sul rapporto tra economie libere ed economie collettivistiche. Se le prime continueranno ad essere prevalentemente governate dal criterio del profitto aziendale e dal mercato concorrenziale, è assai verosimile che negli anni '60, e ancor più negli anni '70, la loro posizione si indebolirà ulteriormente rispetto alle seconde, il cui processo di sviluppo, meno efficiente per certi aspetti, è però più rapido e soprattutto più continuo. Per migliorare questa situazione il relatore ritiene necessario non solo un maggior quantitativo di investimenti - che si vanno facendo meno onerosi per il minor livello dei prezzi dei beni strumentali rispetto agli altri prezzi - ma anche cl1e il progresso tecnologico si diffonda al 100 per cento con regolarità di applicazione. Spetta ai poteri pubblici - come ha dichiarato recenteme11te il Cancelliere dello Scacchiere inglese - provvedere a fornire il maggior numero possibile di informa•zioni utili ad assicurare al progresso un passo regolare in tutti i settori contemporaneamente. Occorre stabilire se convenga di più affrontare il costo di nuovi investimenti o quello per diffondere il progresso tecnologico : o più esattamente, è necessario stabilire razionalmente la miglior proporzione tra le due spese: cc È chiaro che se si desse una superalimentazione delf apparato produttivo di mezzi strumentali e di progresso tecnologico, e non ci fosse poi, non dico una forzatura di consumi, rna nemmeno una quantità di consumi tale (assicurata da crescenti paghe) da fornire continuità di lavoro a'i nuovi complessi industriali, e neppure una riduzione della vita lavorativa tale da eliminare l'insidioso pericolo della disoccupa•zione tecnologica, l'apparato produttivo sarebbe ansimante e pieno di contraddizioni ». Il settore dei beni di consumo resterebbe sottoccupato, mentre per effetto della saturazione del settore degli investimenti si creerebbe una perma- _nente disoccupazione tecnologica. A questo punto il relatore nota, per inciso, che il progresso tecno77 Bibliotec.aGino Bianco ,

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