razione e gli indirizzi produttivi seguiti anche da quasi tutte le altre industrie stabili locali non si erano tenute al passo col progresso tecnologico; le dirigenze aziendali rifiutavano di circondarsi di uffici studi 10 ; alcuni impianti erano talvolta in ritardo sulla media nazionale di almeno un decennio (le stesse Officine Soriente, chiuse nel '57, sono state offerte sul mercato per 250 milioni - nella cessione è compreso anche lo stabile che occupa 20 mila metri quadrati di suolo in un quartiere a costruzioni intensive - ma per quel prezzo non hanno trovato acquirenti: infatti tutte le macchine hanno un'età che oscilla dai quindici ai cinquant'anni). Salerno, intanto, senza uscire da limiti dignitosamente provinciali, continuò fino all'ultima guerra ad essere il centro verso il quale si dirigeva l'interesse di arricchiti proprietari terrieri che tendevano ad inurbarsi: dalle file di costoro vennero fuori t1omini nuovi, intenzionati a conquistare la città e in primo luogo i cospicui patrimoni agrari esistenti nella Piana di Salerno; essi gettarono i prest1pposti per il fiorire di più moderne attività imprenditoriali cl1e, nella congit1ntura presente, sono pressapoco le sole esistenti in tutto il settore industriale. Sotto la pressione di questi uomini nuovi prima si frantumarono grosse fortune immobiliari, poi passarono ad altre mani e la terra tornò a costituire la più solida ricchezza. Alla rendita fondiaria dei vecchi rappresentanti della classe agraria che, sorpresi senza energia, non seppero capire come la preziosa realtà agricola poteva alime11tare nuove iniziative indutradizionali clienti (empori turchi, camicerie fiorentine ed altri) si rivolsero altrove mentre la produzione delle M.C.M. si orientò quasi esclusivamente verso la fornitura per l'esercito (teli da tenda, gabardine) e le Ferrovie dello Stato (popeline matta, tela grezza). All'aumentato potenziale della fabbrica non corrispose perciò un miglioramento del prodotto e, poichè gli acquirenti erano enti di Stato, fu possibile smaltire un volume maggiore di merce scadente, diminuendo nello stesso tempo il numero degli operai. Per esempio, nel reparto tintoria dello stabilimento di Fratte, negli anni 1948-55, le unità lavorative si ridussero da 1.700 a 1.600; e tuttavia si ebbe un incremento produttivo pari a circa il 76%. 10 Il Comitato interpatitico sorto nel febbraio del 1954 in difesa delle industrie in crisi, in un memoriale inviato alla Commissione d'Inchiesta sulla Libertà nelle Fabbriche e al Presidente del Consiglio Segni, precisava: « La crisi delle M.C.M. si differenzia dalla crisi tessile generale: infatti r azienda non ha realizzato quegli opportuni ammodernamenti degli impianti e quello sviluppo di un ufficio studio che sono inderogabili per un'industria che voglia oggi riprendere il suo posto e sostenere la concorrenza su i mercati nazionali e stranieri ». (V. Difendiamo l'industria salernitana, in « Salerno Quadrante» dicembre 1955). 56 BibliotecaGino Bianco
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