Nel 1903 in provincia di Salerno si contavano 2.815 azie11de indu .. striali e artigianali, molte delle quali a carattere familiare, se si considera che complessivamente le unità lavorative impegnate erano 21.893. Ma le industrie manifatturiere piccole e medie sin dagli inizi manif estaro no la tendenza a concentrarsi tutte nella stretta area di influenza del capoluogo soprattutto perché potevano così avvantaggiarsi dei trasporti marittimi. Per effetto di questa concentrazione i piccoli artigiani locali superarono in alcuni decenni la fase del lavoro individuale per quello associato della fabbrica. Fonderie e officine per carpenteria pesante, di montaggio e aggiustaggio, can1minarono speditamente fino a diventare fabbriche (le Officine « Soriente » nel periodo '40-'43 costruivano camere di scoppio per siluri ed impegnavano circa cinquecento unità lavorative). Ma negli anni intorno al 1950 la curva della loro parabola ha preso precipitosamente a discendere. D'altro canto l'indt1stria laniera e l'industria canapiera, quella conciaria e quella delle paste da frumento haru10 sl1bito più o meno la stessa sorte, percl1è non hanno più retto alla concorre11za delle potenti iniziative del Nord e sono state costrette a chiudere gli opifici. Le Manifatture Cotoniere Meridionali - che, accresciutesi di stabilin1enti in Nocera, Angri e Scafati, erano state acquistate nel 1918 dalla Banca Italiana di Sconto, dopo che gli azionisti svizzeri erano stati estromessi per ragioni di sicurezza bellica - e le Officine meccaniche Soriente, le due maggiori industrie salernitane, si sono trovate nello stesso periodo in piena crisi involutiva mentre tentavano di riconve1tire la loro produzione già prevalentemente orientata a fini bellici 0 • I loro cicli di lavoValle del Sele: Capaccio, 2 partite per complessivi ha. 1.616 e 3 per ha. 3.308; Eboli, 2 per ha. 2.068; Serre, 1 per ha. 3.048; Trentinara, 1 per ha. 1.141. V alle del Picentino: Giffoni, 1 per ha. 3.210; 1 per ha. 575; Acerno, 1 per ha. 5.061; Montecorvino Rovella, 1 per ha. 986; Montecorvino Pugliano, 1 per ha. 1062. 9 Negli anni 1939-40 le M.C.M. producevano 7,5 milioni di kg. di filati, 1,5 milione di kg. di ritorto, 38,5 milioni di metri di tessuti. Nel periodo successivo agli eventi bellici r azienda si trovò paralizzata per il 79 % negli impianti di filatura, per il 96% in quello di ritorcitura, per il 44% in quello della tessitura. La società ebbe 9 miliardi per danni di guerra, ma, mentre ricostruì e rimodernò in parte (circa il 55%) gli impianti esistenti, facendo così aumentare relativamente il potenziale produttivo, non perseguì un'intelligente politica per la riconquista dei vecchi mercati. I prodotti per il commercio libero divennero sempre più scadenti, la varietà dei tipi si ridusse sensibilmente, si rinunziò alla produzione degli articoli di largo consumo (crétonne, doublans, fiorella, popeline) in cambio di commesse statali. In questa fase, 55 Biblioteca Gino Bianco
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