borghesia industriale, capaoe di superare rapidamente la fase della manifattura, entrando in quella della macchina e applicando alla produzione i progressi della tecnica. E non è un caso - lo si vedrà ampiamente dopo - che, nella fase critica dello sforzo produttivo, siano fallite le azien-de che sono passate dalle mani di una isolata borghesia industri3:le trapiantata a quella di una classe dirigente che è politica più che economica {Manifatture Cotoniere Meridionali) 2 • E così sono fallite pure quelle aziende che dovevano alli11earsi, nel progresso tecnico e nei costi con quelle concorrenti del Nord (Officine Soriente). Si sono invece sviluppate, nella Piana di Salerno o nell'Agro nooerino, quelle azien·de ad indirizzo orticolo-industriale che sono state costantemente ammodernate (tabacchifici, industrie conserviere e saccarifere). Resta però il fatto che, proprio durante la sua generosa rivoluzione, mentre ha raggiunto un livellamento sociale, che non è ancora coscienza ci... vile, la città l1a raggiunto p11re una considerevole espansione demografica. Le seducenti prospettive industriali (allargate maggiormente negli anni del dopoguerra dal cc boom » edilizio e dalla prosperità congiunturale di alcuni tradizionali opifici) hanno rotto gli argini delle campagne povere; è cominciata allora la corsa alla città. Trascorso poi il periodo fortunoso del dopoguerra, l'emigrazione verso Salerno si è coagulata intorno all'edilizia. Così questa, che doveva essere attività sussidiaria nel quadro dello sviluppo economico della città, è diventata fonte· primaria di lavoro. Di qui, il circolo vizioso entro cui si manifestano tutti i fenomeni che sono tipici delle città a sviluppo parassitario. L'incremento demografico si è trovato legato a quello edilizio, determinandone e espandendone i termini paradossali: in città si sono insediati piccoli speculatori per cc tentare » l'industria edilizia, seguiti da una pletora di :manovali in cerca di un lavoro che non sempre hanno trovato. L'urbs intanto si. avviava lentamente a diventare civitas, il 2 Nel 1824 Davide Vonwiller, un intraprendente commerciante in tessuti di cotone, emigrato dalla Svizzera a Napoli, costituì in Fratte (ora frazione di Salerno) una società, con capitale di 90.000 ducati, per la fabbricazione di cotonati. Nella società erano entrati, in qualità di soci accomandati, due napoletani; ne uscirono poco dopo. Dopo quella iniziativa i fratelli Galante e Fumo costruirono una filanda in Pellezzano ( a due chilometri da Fratte); ma fallirono in poco tempo, e le loro attività furono incorporate nello « Stabilimento » di Vonwiller e C., con un esercizio complessivo di 40 mila fusi. Nel secolo successivo, questo stabilimento fu assorbito dalla Società anonima M.C.M. (Manifatture Cotoniere Meridionali). 50 r Biblioteca Gino Bianco .
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==