Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

rante tali periodi, non può essere stato diverso in un periodo di tempo successivo e diverso. Altra nostra contraddizione: a pagina 26 del nostro articolo abbiamo scritto che il PCI si è acquistato un innegabile titolo di merito con la sua << opera di elevazione di gran parte delle masse meridionali da anonimo sottoproletariato civile a proletariato politico di primaria importanza nella vita del paese »; a pagina 27 abbiamo scritto, invece, che esso ha giocato come cc elemento di rottura in una congiuntura di estremo immiserimento economico e di tipica depressione prerivoluzionaria ». E avendo rilevato una così grave contraddizione, il nostro sottile polemista omette di spiegare quale bisogno ci sa·rebbe stato di un'opera di elevazione se il PCI non avesse avuto a che fare con le masse immiserite di un ambiente tipicamente depresso come il Sud. Ancora una nostra contraddizione. A pagina 26 abbiamo scritto che « i comunisti hanno ... dato all'azione delle masse da essi dirette un'ambizione di respiro internazionale ed un carattere di duro realismo che non hanno molti precedenti nella storia del movimento democratico italiano »; a pagina 27 abbiamo poi scritto che il PCI si presentava in Italia all'indomani della guerra come l' « espressione italiana di un fronte internazionale compatto intorno alla figura di un grande capo ». Questa sì che è bella, verrebbe fatto di dire. Poichè non abbiamo ragione di credere che il nostro interlocutore metta in dubbio il fatto che il carattere internazionale dell'azione del PCI si realizzi innanzitutto nei suoi legami col movimento comunista in Europa e nel mondo, non ci resta da pensare che per lui internazionalismo e realismo sono caratteri opposti e contraddittorii. Peggio ancora, poi, se invece la contraddizione stesse, per il nostro interlocutore, tra l' « ambizione di respiro internazionale » da noi asserita nel PCI, e la nostra affermazione di pagjna 27. In tal caso, infatti, il nostro interlocutore metterebbe in dubbio, senza rendersene conto, la corrispondenza tra le ambizioni e le realizzazioni del partito e sarebbe perseguibile per aver commesso il reato (sia pure colposo) di leso partito. Ultima nostra contraddizione. Abbiamo scritto a pagina 26 che « tuttora la rete delle organizzazioni comuniste e paracomuniste, politiche e sindacali, svolge una serie di compiti la cui natura democratica e progressista non può essere disconosciuta ». A pagina 28 (e non 27) abbiamo scritto invece che è in atto una cc progressiva sclerotizzazione politica e morale della stragrande maggioranza dei quadri direttivi » del PCI. Il nostro polemista coglie anche qui nel vuoto. È evidente che un altro canone della sua logica contempla l'impossibilità che un giudizio abbia sfumature, nuances, complessità troppo articolate; è evidente che per lui, malgrado Marx e malgrado la dialettica, il principìo di non contraddizione ha valore assoluto. Come potrebbero fare gerarchie moralmente e politicamente non dinamiche a' svolgere funzioni e attività aventi valore democratico ? Ora, è chiaro che le funzioni democratiche alle quali assolvono tuttora le organizzazioni di ispirazione comunista hanno una ragione d'essere (e nel nostro ar47 Biblioteca Gino Bianco

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