Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

meridionali conservano troppo del loro originario fon-do culturale, sem-- bra naturale che essi debbano venir controllati con le alte mura de1la discriminazione: la finestra di Montanelli potrà così affacciarsi sul cc grande ghetto » dell'Italia meridionale. Il vizio fondamentale di tale atteggiamento è la dommatica imposizione del valore assoluto delle norme della propria società, usata come metro di tutte le altre e che, oltre ad essere assolutamente inconciliabile con la tolleranza, è ingenuità, come quella dei missionari che trovavano feroci i tagliatori di teste, mentre questi erano coscienti di fare cosa altamente meritoria e sovrannaturalmente giustificata. Mi pare che i francesi dicano : ciò che è morale da noi, no11 lo è al di là dei Pirenei: non è la regola aurea della tolleranza? Ci piace ora suggerire un dubbio a Montanelli: non ha mai pensato che forse all'uomo della organizzazione nove decimi del Settentrione sembrerebbero molto cc meridionali »? La libertà della donna del Nord è per il meridionale licenza, ed egli dichiara che non la sposerebbe; la condizione di quella del Sud è per il Nord schiavitù: si tratta, come si vede, di punti di vista. Poi questa libertà della donna del Nord non è ·una silenziosa ritirata dinanzi all'importanza economica che essa va acquistando con il lavoro, mentre la schiavitù della donna prona alla tradizione è il corrispettivo del suo nullo o quasi nullo apporto all'economia familiare? Nelle antiche società tribali il monopolio femminile delle tecniche dell'agricoltura portò al matriarcato. Il nostro insistere su di una concezione di relativismo delle culture corrisponde ad una nostra convinzione, ma è soprattutto invito alla tolleranza. Il porsi come autorità non è la condizione migliore per iniziare un dialogo. L'etnocentrismo irragionevole mascl1era spesso interessi assai chiari e la difesa del cc nostro modo di. vita » non è sempre aliena da interessi personali. Le culture si comprendono e si trasformano dall'interno, altrimenti si fa come quei cattivi pedagoghi che pretendevano allievi a loro immagine e somiglianza. Ricordiamo ancora allibiti di un giornalista settentrionale che si rallegrava del progresso di Napoli, avendo noi risposto ad una sua domanda che mai e poi mai avremmo ucciso l'eventuale seduttore di una altrettanto eventuale sorella. Sull'opportunità di un tale giornalismo abbiamo i nostri dubbi; quando il linguaggio comune e la conoscenza popolare risultano troppo sfasati rispetto alla cultura, il rifarsi ad ·essi ci sembra uno sconfinare negli orizzonti comodi ed ampi delle chiacchiere sul colore locale. Intanto si fanno le discriminazioni a cui accennavamo in principio, e in genere le definizioni negative del gruppo dominante rafforzano quel sentimento della propria inferiorità che caratterizza il meridionale-tipo. Più di una volta vi sarà capitato di intrecciare conversazioni con il meridionale in viaggio e avrete notato, con una certa costanza, che egli sostiene una fragi]e tesi per cui metà degli uomini politici e dei più qualificati professionisti italiani sono della sua terra; op35 Biblioteca Gino Bianco

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