Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

spetto a quella delle 'Development Area:s' permette infine di notare che una certa ' elasticità ' nei criteri di intervento - che è un' altra caratteristica distintiva dell'esperienza inglese 10 - non sarebbe forse opportuna nella fase presente della· politica regionale italiana. Essa dovrebbe essere sconsigliata, almeno nella forma generale assunta in Inghilterra, dalla permanente ' unicità' di gran parte dei problemi meridionali 11 (a prescindere, cioè, da' considerazioni sull'uso non tecnico che di una maggiore 'elasticità' di interventi potrebbero essere po1tati a fare da noi gli esecutori della politica regionale). Che le politiche di sviluppo regionale comportino un ' costo ' è una costatazione del tutto ovvia e comunque insufficiente da sola a provare l'opportunità di' non attuarle. Non fosse che per questa considerazione (che dovrebbe rappresentare la prima obiezione ad ogni polemica contro le politiche di sviluppo regionale mossa da posizioni di puro liberismo economico): qua:si ogni area sviluppata si è giovata per il suo sviluppo di un intervento ' costoso', più o meno diretto ed esteso, dello Stato o dell'autorità che lo sostituiva. Segue da ciò che i divari di sviluppo fra regione e regione (come fra paese e paese), 10 Un indice di tale ' elasticità ' è fornito dai dati sulla fonte delle costruzioni industriali ultimate nellè ' aree' dalla fine della guerra alla metà del 1956. La percentuale generale a carico dello Stato di tali costruzioni è stata, in termini di superficie occupata, del 28,7 per cento,· mentre la percentuale relativa alle singole 'aree' è variata da un minimo del 9,3 per cento nelle Highlands scozzesi ad un massimo del 64,2 per cento nell'Ovest Cumberland. 11 Sebbene, infatti, la situazione meridionale risulti oggi per vari aspetti più articolata che all'inizio della politica d'intervento, non sembra che sussistano le condizioni generali per un impiego ' discriminatorio ', in senso spaziale, di misure come quelle fiscali e finanziarie (che, tipicamente, sono state applicate in Inghilterra secondo il criterio· del caso per caso). L'argomento della ' discriminazione ' è, ci sembra, ben attuale da noi; ma soprattutto nel senso che un qualche criterio discriminatorio dovrebbe ormai essere fissato per evitare una grave o troppo trascurata ' perdita ' della politica meridionale: che un gran numero di investimenti industriali ' agevolati ' si risolva prevalentemente in una vantaggiosissima operazione finanziaria per il privato (vendita del suolo del vecchio stabilimento in una zona urbana, e utilizzo dei benefici previsti dalla legge per gli ' ampliamenti ' e i ' rinnovi '). Il vantaggio collettivo consiste, in questi casi, in un certo (talora soltanto minimo) accrescimento della capacità produttiva e, sopratutto, nella riduzione dei costi aziendali resa possibile dall'ammodernamento del macchinario. Ma si tratta di vantaggi troppo esigui perchè sia opportuno far partecipare la collettività, con un contributo così oneroso come quello previsto dalla legislazione speciale, a operazioni di prevalente interesse privato. 23 Biblioteca Gino Bianco •

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