Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

concorda con qt1ella dei politici che si ispirano a una intransigente visione dell'unità europea. In verità, ci si è visti costretti, per ragioni cli solidarietà europea, ad accettare per buone ·1e intransigenze francesi; e ci risulta che, in numerose occasioni, gli esperti tedeschi vi si sono rassegnati meno volentieri di quelli italiani. Tuttavia, cc n~blesse oblige » : i sei paesi del Mercato comune devono avere un fronte compatto, devono trattare unitariamente: anche se il prezzo dovesse essere alto, deve essere il MEC a negoziare e a decidere percl1è qualsiasi compromesso non deve rimettere in discussione, neppure di lontano, l'unità operativa del Mercato comune; oramai le economie dei cc sei » ne dipendono. Questo significa, allora, che andare a cercare intese particolari, da sviluppare stil terreno europeo, con la Gran Bretagna è un errore, sia quando lo fa Adenauer sia quando lo fa Fanfani. La sola azione seria deve essere condotta nell'ambito del Mercato comune: è, naturalmente, date le posizioni francesi, l'azione più difficile, ma non devono esisterne altre 1 • Essa può essere resa, i~ definitiva, meno difficile se si rinuncia a disegni astratti, ma insidiosi nella pratica quotidiana, come quelli eh~ si racchiudono nella formula: cc positiva cooperazione politica al livello del coordinamento nel seno della più vasta alleanza atlantica » • Come si vede, la conclusione ci costringe a tornare al punto di partenza: la questione-chiave sta nella intesa franco-tedesca, che, così come è .ora, confonde le acque e permette al generale De Gaulle un gioco inafferrabile tra l'Europa, il Mercato comune, l'alleanza atlantica e le funzioni dell'Europa tra i due blocchi. Richiedere la relativa spoliticizzazione della costruzione europea, significa evitare gli equivoci e piegare la Francia a scoprire le sue carte più o meno nazionaliste. Ciò che si de~e respingere è dunque questo: l'Europa delle patrie, le co1nmissioni politiche e i segretariati permanenti, le ambizioni 1 Mentre scriviamo sono iniziati, a Roma, i colloqui tra l' on. Fanfani e i] 1ninistro inglese Heath. Stando alle prime notizie sembra che l' on. Fanfani (nonostante alcune resistenze del ministro Segni) si sia spinto molto avanti sul terreno delle possibilità di intesa per la zona di libero scambio, e pare che il rappresentante britannico, evidentemente mandato in avanscoperta da Mac Millan, si sia mostrato molto largo di vedute. In ogni caso, l' on. Fanfani mostra chiaramente di considerare necessario il superamento del punto morto nei rapporti tra Londra e l'Europa. Quest'azione di Fanfani è un'ottima cosa. Ma a condizione che, poi, i progressi realizzati in questi giorni ritornino nell'ambito del mercato comune e il negoziato si svolga tra i Sei e Londra: non, dunque, un'intesa separata ma un'azion e iniziahnente cc a latere » del Mercato comune, da trasferire poi al gruppo dei Sei. 12 BibliotecaGino Bianco

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