Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

dere la dialettica fra le contrastanti opinioni. L'estraneità ad un certo ambiente e una diversa formazione, hanno consentito, inoltre, all'A. di rilevare alcune peculiarità negative, quale ad esempio lo scrivere tormentato ed ellittico degli architetti, ereditato dai gruppi di avanguardia, e curiosamente conservato anche ora che i pionieri modernisti sono diventati maggioranza {le involuzioni accademiche di un Muratori costituiscono le consuete eccezioni, e si richiamano a vacue impostazioni reazionarie); ovvero di rilevare gli atteggiamenti pseudo-artistici o pseudo-filosofici che, purtroppo, compaiono di frequente, negli -scritti pubblicati da libri e riviste di architettura, e nelle interviste condotte dal Nasi. Dalla lettura del libro si rileva, d'altro canto, la vitalità e la vivacità dei professionisti culturalmente impegnati, dotati in genere di idee indiscutibilmente dinamiche, pulsanti, e talora persino geniali; ma, in un quadro d'insieme degli architetti italiani, essi appaiono una minoranza, per il qualunquismo diffuso oggi anche in codesta categoria professionale. Due anni di studio sono occorsi al Nasi, inviato speciale de « Il Giorno », per condurre la più completa inchiesta giornalistica sulla professione, con precisione di informazioni e capacità di sintesi; egli ha raccolto notizie sui diversi aspetti e problemi inerenti a tale attività, seguendo il duplice metodo di interviste dirette - non soltanto con le maggiori personalità della cultura architettonica italiana, ma anche con i giovani alle prime esperienze, con funzionari, e con docenti e studenti delle Facoltà di Architettura - e, parallelamente, mediante lo studio degli atti parlamentari e dei congressi professionali più importanti. Un lavoro indubbiamente assai utile, non soltanto per i dati statistici contenuti nel testo e nell'appendice <(p. 177 e sgg.: dai censimenti degli architetti negli ordini - 4000 architetti oggi in Italia -, alla distribuzione regionale degli stessi, dall'organizzazione professionale alle tariffe, dalla formazione delle Facoltà di architettura italiane alla loro popolazione studentesca, dall'elenco delle maggiori riviste specializzate agli istituti e associazioni che si occupano di architettura), ma anche perchè nel libro sono trattati, per bocca dei più noti architetti italiani, i principali temi della attuale problematica architettonica; la diversità di osservazioni particolari concorre nel far rilevare a chi legge la mancanza di chiara caratterizzazione della figura professionale dell'architetto, considerato ancora, fra l'altro, come. cc un oggetto di lusso, un professionista lontano dalla realtà e immerso nell'astrazione » (p. 8). Nonostante i propositi autonomisti, la non caratterizzazione sembra cristallizzarsi nella schedatura ufficiale, dal momento che l'Istituto centrale di statistica, nella suddivisione delle categorie professionali pei censimenti, pone gli architetti in compagnia di veterinari, agronomi, chimici, ingegneri e geologi, nelle professioni ,,amministrative, tecniche ed operative» (contrapposte a1le professioni cc artistiche, letterarie e pubblicistiche »), senza ulteriori selezioni. Il problema della caratterizzazione in senso autonomo rimane dunque aperto, e l'esigenza di una assoluta distinzione, - peraltro, seppure confusamente, già in atto sul piano operativo - con gli ingegneri ed i geometri non risulta finora soddisfatta. È questo un problema di fondo che si palesa come quello dominante nell'attuale dibattito sulla riforma del121 BibliotecaGino Bianco

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