Nord e Sud - anno VII - n. 8 - settembre 1960

quali è necessario inoltre determinare le operazioni che saranno considerate come lavoro ed escluderne altre (il tempo per gli spostamenti e per recarsi al lavoro deve considerarsi lavorato o no?). Questa parte dello studio è probabilmente la più importante ed anche la più interessante. I problemi posti vengono sempre discussi e risolti in maniera brillante e con costante attenzione alle esigenze pratiche di una ricerca sulla disoccupazione. Poiché la realtà sembra confermarlo, l'Autore fa anche l'ipotesi che le ore di lavoro di diverse unità lavoratrici siani intercambiabili, sempre rispettando i rapporti che esistono fra di loro. Così un'ora di una donna può sostituire 0,6 ore di uomo, e quella di un ragazzo 0,5. Questo è importante perché permette di stimare il numero di unità lavoratrici che può essere h·asferito ad altro impiego, dividendo il potenziale di lavoro inutilizzato (disoccupazione nascosta) per il potenziale di lavoro delle singole unità lavoratrici. Naturalmente, poiché le unità lavoratrici non sono divisibili, rimarrà sempre una parte di disoccupazione nascosta non eliminabile, che viene chiamata frazionale. · L'applicazione dei criteri discussi porta ai risultati che vengono esposti nel cap. IU dello studio. I dati si riferiscono a 101 aziende, e furono rilevati dall'INEA nel 1951-1952 in occasione della Inchiesta Parlamentare sulla Disoccupazione. Possono quindi riflettere influenze congiunturali dell'annata. Le aziende sono state raggruppate secondo i seguenti punti di vista: geografico, tipo di impresa, estensione, ordinamento culturale. Ma risultati di maggior interesse si hanno dalla divisione della disoccupazione in nascosta e stagionale. La disoccupazione complessiva si aggira infatti sul 30% del totale. Ma di questa il 65% è dovuto alla sottoccupazione stagionale e 35% alla disoccupazione nascosta. Naturalmente è l'ordinamento culturale che determina per la massima parte la sottoccupaiione stagionale, e se si pensa che nelle « aziende settentrionali a pluricultura con piante industriali » la sottoccupazione stagionale è solo dell'8, 74%, si vede quante possibilità di miglioramento vi sono in questa direzione. L'ordinamento culturale appare essere perciò una delle cause della maggior sottoccupazione nel Sud, dove prevale la monocultura. Per la disoccupazione nascosta è invece la superficie aziendale che è determinante. Si passa infatti da una media del 23% di disoccupazione per aziende al di sotto dei 2 ha., per arrivare a meno del 5% per aziende di oltre 10 ha .. Un solo sguardo ai valori medi non ci pare invece sufficiente a concludere che il fattore regionale sia determinante per la disoccupazione. Questo punto ·però meriterebbe di essere approfondito. Per concludere, anche se i risultati quantitativi sono difficilmente generalizzabili, alcune conclusioni possono comunque essere tratte dallo studio qui segnalato. , In primo luogo la distinzione fra disoccupazione nascqsta e sottoccupazione stagionale permette di considerare separatamente i due fenomeni che, avendo origine differente, richiedono differenti rimedi. Il gran peso della sottoccupazione stagionale attira subito l'attenzione verso questa. Supponendo che gli ordinamenti culturali, da cui la sottoccupazione dipende in maniera preponderante, non cambino, solo poche persone potrebbero essere trasferite dall'agricoltura ad altri impieghi: nelle aziende studiate solo circa il 5% d~l 118 BibliotecaGino Bianco

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